EDITORIALE L'AMICO 3/2012 |
CHIARA DONNA EVANGELICA E' giunto il tempo del centenario di Chiara, l'ottavo dalla sua consacrazione. Guardare alla sua luminosa vocazione, alla sua risposta alla chiamata di Gesù ha la freschezza dell'acqua di sorgente, il sapore del pane fragrante fatto in casa, del vino che viene da anni di esperienza e di abbracci col legno di rovere o di quercia. Fresca, chiara e luminosa, sorella universale col fratello di tutte le creature, Francesco, Chiara è matriarca quanto questi è patriarca serafico. E' evangelica, perché segue il Signore Gesù con tutto il suo cuore; evangelica, perché sua testimone con le sorelle e chiunque incontri; evangelica, perché nel mistero della comunione carismatica coi fondatori ella è ancora oggi, innanzi a noi, sorelle povere, frati e penitenti laici, modello che si attualizza nella nostra storia, nella nostra risposta al Signore, nella nostra vita fraterna. Fra Giovanni Spagnolo ha l'onore di essere il corifeo della sorella e madre, nell'introito delle sue lodi. Noi abbiamo il piacere spirituale di respirare nelle sue parole i bagliori dell'incendio mistico di Santa Maria degli Angeli, quando la colazione con Francesco e i frati si trasformò in estasi. Suor Chiara Cristiana, abbadessa bolognese in terra di Salerno, espone con mansuetudine ed eleganza un quadro sintetico di Chiara. Un anno fa è stata mandata da Assisi a Nocera Inferiore per aiutare il rinnovamento della fraternità. Clarisse che girano, anche questo è un segno della Nuova Evangelizzazione, questo tifoso di Ubicumque et semper, per lo meno, lo legge così. Forse è proprio questo il senso più cogente dell'evangelicità attuale di Chiara: la donna "evangelica" nel tempo della Nuova Evangelizzazione. Vedo troppi frati ascoltare senza entusiasmo queste parole: la tentazione, a volte espressamente denunciata, è quella di accantonarle, come cosa usata perché ascoltate troppe volte, prima che siano state vissute. Giovanni Paolo II le ha pronunciate lungo tutto il suo ministero, Papa Benedetto le ha rese legge della Chiesa meno di due anni fa. A noi tocca viverle, a noi che ci riempiamo la bocca di miele di cielo cantando Chiara, che ci nutriamo della bellezza eucaristica della sua vita. I cinque pani e due pesci di questo numero che offriamo divengano, per la benedizione del Maestro, cibo squisito per moltitudini. L'Europa, l'Occidente, il mondo hanno fame e sete di Vangelo. E' bastato mostrare le immagini di Rupnik del costato trafitto del Cristo, delle sue icone crocifisse, Francesco e Padre Pio, perché la gente di Houston - Texas fosse avvolta dalla Bellezza, dalla Luce, dall'Amore che è Dio. Frate Vento lo racconta. Come francescani, nella comunione vitale reciproca dei differenti stati di vita, laicale, religiosa, da chierici, siamo chiamati a vivere la stessa vocazione sintetizzata da Chiara ad Agnese di Boemia: “Per usare le parole dell’Apostolo, ti considero collaboratrice di Dio stesso e colei che rialza le membra cadenti del suo corpo ineffabile”. I popoli dell'Occidente, in particolare, sono circondati da una massa di parole, suoni, immagini, tanto estesa, quanto simile all'antica Babele. Le vite di uomini e donne, inquinate e illuse da questa falsa comunicazione mancano sovente di speranza. Sono tante le membra dolenti del corpo del Cristo. Occorre offrire di nuovo l'acqua fresca del Vangelo, il canto francescano di una nuova predicazione che si fa pane e vino eucaristico da offrire ad ognuno: non nel tempio, sempre più deserto, ma per le piazze del mondo. Alziamoci, sorelle e fratelli: il lavoro è immenso, ed esaltante. © Antonio Belpiede - all rights reserved
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