CAPODANNO DI PUGLIA |
Capodanno di PugliaLa Puglia non è una regione, la Puglia è una “terra di mezzo”. La descrizione amministrativa, il necessario inquadramento burocratico tra le venti regioni italiane le stanno stretti. Il Friuli, il Trentino, la Val d’Aosta, non sono isole come Sicilia e Sardegna, ma sono ugualmente disciplinate come Regioni a Statuto speciale per serie ragioni storiche e politiche. La Puglia risulta regione ordinaria, come altre quattordici. Ma se si percorrono le sue coste, se ci si lascia illuminare dal sole che sorge ad Est e che al mattino abbaglia sulla A 14 Adriatica chi scende da Foggia a Bari, se dalla punta dell’Isola di San Nicola a Tremiti ad Otranto o dal Capo di Leuca si respira l’aria frizzante, ci si trova immersi tra storia e inconscio in un abbraccio straordinario tra Occidente e Oriente. La Puglia è più che una regione. La Puglia è il ponte dell’Italia e dell’Europa steso verso Oriente, e costituisce a un tempo la testa di ponte dell’Oriente verso l’Italia e l’Europa, lembo di antichi approdi greci e di recenti sbarchi di migranti, terreno di scontro tra Roma che si estendeva e i re ellenici che resistevano, tappeto per le filosofie antiche, fresche di iodio, maturate tra le due coste, tra l’Egeo e lo Ionio. Lo stesso cristianesimo vi ha assunto aromi speziati così diversi dall’incenso romano. Se nella basilica dedicata al grande patriarca Nicola la lampada uniflamma simboleggia l’unione dei due polmoni della fede in Cristo, quello occidentale e quello orientale, tutta la storia di questa terra parla di avvicendamenti e confronti tra l’attitudine latina e quella greca. Le stesse leggende popolari, come quelle di “papa Galeazzo” nel Salento (“papa” da “papas – pope”, cioè “prete”) mettono in forma umoristica le questioni sul celibato dei preti, dopo lo scisma d’Oriente del 1054 e la sua osservanza. Quando in quel lembo estremo che è la terra d’Otranto avanzavano i latini o i loro partigiani, secondo le convenienze politiche e i capovolgimenti di fronte, il celibato veniva imposto come regola rigida; se per gli eventi della storia Bisanzio riprendeva il sopravvento, un prete con moglie e figli costituiva la regola. E una volta che i figli c’erano, in caso ritornasse il Jus romano … il papà diventava “zio”.
All’alba di ogni inizio d’anno la Puglia rapisce il primo sole. Il mio amico Alessandro Meluzzi dice da psichiatra che il carattere dei pugliesi è in genere ottimista e positivo perché vedono il levare del sole. Chi invece assiste al tramonto è indotto alla melanconia, che faceva dire al Foscolo: “Forse perché della fatal quiete tu sei l’imago, a me sì cara vieni, o sera”. Dopo aver salutato l’anno vecchio con frate Luigi, pugliese di Cerignola come me, accanto al fuoco del convento di Serracapriola, attentamente lontano dagli schermi, ho voluto contemplare l’alba del nuovo dal finestrone che guarda ad est, verso le Tremiti. Esiste una bellezza italica che va dal mito di Enea e della fondazione di Roma fino al dono dell’unità ritrovata centocinquant’anni fa (nonostante gli eccidi, le ipocrisie e la retorica risorgimentale). Esiste un grande paese che dovrebbe desiderare di tornare ad essere tale, in Europa e nel mondo. Prima di arrivare a Ventimiglia, passando per Bergamo e Cuneo, il sole arriva a Leuca, a Bari, a Vieste e a Lesina. Ci sarà consentito di levare per primi un calice di nero di Troia alla salute dell’Italia. Buon anno, Italia. Buon Capodanno dalla Puglia. © Antonio Belpiede - all rights reserved |