EDITORIALE L'AMICO 4/2012 |
RINNOVARE LA FEDE CRISTIANA La fede è traditio. E' una consegna di padre in figlio, come il lievito antico, conservato, donato, trasmesso, usato per far fermentare altra massa di frumento macinato con passione e speranza. La fede è renovatio. Il lievito è sempre lo stesso ma il pane che produce non è mai uguale. Mio padre Nicola e mia madre Maria, terziari francescani, mi hanno raccontato di Gesù quando ancora non sapevo parlare. Gesù era negli slanci delle braccia di mio padre che mi sorrideva e vezzeggiava e mi alzava verso il cielo, nelle prime passeggiate tra il grano di Cerignola (la città di Cerere) e gli olivi di Puglia piantati dal nonno. Gesù era nelle canzoni tradizionali alla Madonna che mia madre cantava quando mi cambiava, nelle nenie sapide e struggenti dei pellegrini che andavano a piedi verso Monte Sant'Angelo, che suo padre le aveva trasmesso. Oggi la gran parte dei genitori cristiani d'Europa ha perduto questa capacità narrativa, questa semplice traditio che precedeva ogni catechesi parrocchiale. Il Codice della Chiesa sancisce chiaramente che i genitori sono i primi maestri della fede dei loro figli. Pietro chiama i Padri e Pastori del popolo di Dio a raccolta nell'Urbe. Il Sinodo s'interroga su La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. A volte le immagini della memoria si sovrappongono, i ricordi si affastellano e si stringono, come gli scaffali mobili di una grande biblioteca. A volte mi sembra di essermi addormentato nell'armonia silente di un'Italia profondamente cattolica e di essermi svegliato nel frastuono del nulla. I segni della decadenza sono attorno a noi. La politica frana sotto il peso di corruzioni reiterate. Per il beau geste di un Veltroni che non si ricandida ce ne sono mille altri ancora avvinghiati, come in bolgia dantesca, sul carro carnevalesco delle veline e dei guitti, ostinati a occupare poltrone create per servire il popolo sovrano. Un presidente di regione, con l'etichetta di cattolico tatuata in fronte, si arrocca e mena fendenti contro chiunque per difendere solo se stesso, mentre la mafia addenta l'istituzione. La fede smuove le montagne e fa trapiantare i gelsi, dice Gesù. Per questo fede e annuncio, fede e politica sono così vicini. Non si crede perché ci hanno portati in chiesa e battezzati da piccini, ma perché i genitori e i padrini hanno onorato l'impegno di educazione cristiana assunto quel giorno. Non si fa politica perché si occupa una poltrona alla Regione Lombardia o in Sicilia o in Parlamento, ma perché si onora il mandato ricevuto servendo la comunità. Un Padre della Chiesa, Carlo Maria Martini, ci ha lasciato. Tra le sue ultime parole: "La Chiesa è stanca, nell'Europa del benessere e in America". Un monito per il rinnovamento già in atto. La Chiesa, a cinquant'anni dal Concilio, ci dona anche "madri" che spezzano la Parola: impensabile il 1962! Rosalba Manes ci ricorda, con Paul Claudel, che senza assumere la passione del Dio eterno nel nostro cuore non possiamo vivere e annunciare il Vangelo della salvezza. Come crederanno, dice l'apostolo nella lettera ai Romani, se non c'è chi annuncia? Ma come potremo esser credibili se la nostra fede cristiana non si rende visibile nella città degli uomini? Fede e annuncio, fede e politica, come scrive fra Luigi Lavecchia. Sembra delinearsi la bipartizione chierici - laici. I primi sono chiamati ad un rinnovato annuncio, ad uscire dalle omelie di maniera, fiacche, per bruciare i cuori col fuoco della Parola unta di Spirito; i secondi devono animare di fede le realtà secolari, cominciando dalla politica. Il dramma attuale dell'Italia non è soltanto una classe politica massicciamente corrotta e autoreferenziale, ma l'assenza dal teatro della Polis di decine di milioni di cittadini teledipendenti. Tra il Sinodo e l'eutanasia di questa classe politica si pone il piccolo evento del Capitolo Regionale Ofs di Puglia. Anche qui la medesima dialettica: abbiamo una grande tradizione, fratelli e sorelle, ma che fatica rinnovarsi. Eppure non siete stati chiamati per allestire cappelle cimiteriali e travestirvi di scapolari francescani ancien régime, ma per compiere scelte coraggiose e profetiche per la Polis. Questo vi impone la vostra Regola. Occorrono i nuovi De Gasperi, La Pira e Lazzati, le Armida Barelli e le Tina Anselmi ... gli Aldo Moro. Dove dovremmo cercarli, se non tra voi?
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