FRATE VENTO L'AMICO 4/2012 |
GENOVEFFA E IL PROFUMO DELLA VITA Gli odori sono parte essenziale della vita. Sfumato l'olezzo del grano mietuto, le masserie della mia terra s'impregnano di odori di mosto. I primi frantoi già lavorano e dai loro ingressi larghi inondano i vicoli di fragranze di olio nuovo. C'immergiamo nell'autunno, come Libera, figlia di Cerere e sposa del dio degli inferi, scende verso il suo sposo. La sua madre resta grigia e mesta. La dea della crescita e dei cereali inizia ben presto a piangere l'assenza della figlia con le piogge novembrine. A primavera, tuttavia, Libera torna in superficie e la madre sorride e tutto fiorisce e produce grano e frutti. I profumi della primavera e dell'estate si dilatano. Le ginestre impressionano Giacomo Leopardi già discendente verso il termine della sua breve, melodica vita. Nel vicoletto presidiato da casette di numerose prostitute, in attesa di soldati, all'angolo dell'attuale Via della Repubblica in Foggia, la povera Genoveffa De Troia sudava umori acri di medicine potenti, soffriva nel suo lettuccio di fronte al crocifisso, guardava con frequenze incalcolabili il plotone di santi che la circondava. Il Bambino divino la guardava con tenerezza dalle braccia di Sant'Antonio nel grande quadro ovale. Genoveffa voleva consacrarsi a Dio, divenire suora, ma nella vita e dalla vita stessa non aveva ricevuto altro che dei NO, secchi! No ad una famiglia tranquilla economicamente: erano poverissimi e potevano darle un amore grande ma non pane sicuro e vesti morbide; no al desiderio di consacrarsi, la sua salute non lo concedeva; no nemmeno alla salute stessa, non una salute atletica e solare, coi muscoli guizzanti sotto la camicia e la veste, ma nemmeno una salute da sopravvivenza dignitosa. Un giorno aveva sentito una locuzione interiore. Dio le parlò e le disse: "Oggi ti metterai a letto e non ti alzerai più!". E così fu. "Il più bello tra i figli dell'uomo", il Signore Gesù, si è fatto "disprezzato e reietto da tutti ... uno davanti a cui ci si copre la faccia, senza apparenza né bellezza". Genoveffa fu così fin dalla nascita. Il "nanismo ipofisario" la costrinse ad una larva di donna, grande come la gamba di una modella scandinava. Il foro della fronte secerneva liquidi maleodoranti. Eppure la gente andava da lei. La casetta offertale dalla Provvidenza, questuante il buon frate Angelico da Sarno, era come un involucro necessario attorno alla celletta, quasi monastica, dove Genoveffa bruciava di amore per Gesù. In quel sacrario dell'abbandono alla volontà del Padre venivano donne e uomini, borghesi e popolani da Foggia e Provincia. Renzo Arbore narrò in TV di esserci andato da giovane. Mia nonna Mattea Gallicchio ci si recava da Cerignola con mia madre Maria, piccina. Anche da quelle frequentazioni sarebbe nata la sua vocazione al Terz'Ordine e la traditio a questo primogenito dell'amore per il Poverello. E la gente portava qualche panno pulito per la povera Genoveffa crocifissa con Gesù, che aveva così bisogno di esser cambiata. Qualche famiglia foggiana garantiva il pasto caldo ogni giorno. Il metabolismo di Genoveffa, tuttavia, era ben più modesto del suo cuore. La Venerabile apriva la pentola coperta da uno strofinaccio annodato, sollevava il coperchio e inalava profumo di minestra e di amore cristiano. Poi sorrideva e mandava ai poveri del vicolo, qualche prostituta, qualche vecchio, qualche fanciullo "mater certa est ...". La recente ricognizione e traslazione delle spoglie mortali della povera Genoveffa, nella nostra chiesa madre dell'Immacolata in Foggia, ha radunato una moltitudine attorno all'arcivescovo, al ministro provinciale e ai suoi frati. Come poveri attorno a una pentola fumante ci siamo assiepati tutti al profumo delle tue virtù, cara sorella terziaria, Genoveffa. Voglia il Signore, di fronte alla tua crocifissa e luminosa vita, istillarci il senso vero della nostra esistenza. Mentre i bagliori televisivi e le menzogne estetizzanti ed edonistiche perdono peso, in questo tempo di crisi, aiutaci con la tua intercessione a respirare avidamente il profumo vero dell'amore, della condivisione, del dono, della fraternità che profuma l'universo col respiro stesso del Dio Trino e Uno.
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