RACCONTO LA STORIA

EDITORIALE L'AMICO 5/2013

SEGUIRE LA STELLA

"O astro che sorgi splendore di luce eterna ...", così recita una delle antifone maggiori della novena di Natale. In principio Dio disse: "Sia la luce". E la luce fu. La liturgia, come la Scrittura canta la luce. Il fuoco delle candele sull'altare, il cero pasquale richiamano il roveto ardente di Mosè e la colonna di fuoco che accompagnava l'Esodo. Tutte le luci dell'Antico Testamento, in cui la "Torah", la Parola di Dio è "lampada per i passi di Israele" (Sal 118), tendono alla pienezza di luce vera che viene nel mondo quando Myriam di Anna, la Vergine Madre, partorisce il Verbo eterno: Gesù. Tutte le luci dei riti cristiani partono da quella luce "che illumina ogni uomo" (Gv 1, 9).

La natura dell'uomo tende alla luce. Le stelle nel cielo "clarite, preziose et belle" (San Francesco) chiudono ogni cantica della Commedia di Dante: "Et indi uscimmo a riveder le stelle". E il pastore errante di Leopardi, mirando "in cielo arder le stelle", si chiede: "A che tante facelle?/ Che fa l'aria infinita, e quel profondo/ Infinito Seren? che vuol dir questa/ Solitudine immensa? ed io che sono?".

Domanda simile si erano posta diciotto secoli prima, i Magi, saggi d'Oriente abituati a sentire e seguire nelle notti chiare il ritmo vitale degli astri, la lentezza rapida dell'infinito; usi a sollevare nei cieli lo sguardo. Una stella straordinaria vibrava lassù. I magi non erano certo in grado di calcolare, come oggi, di quanti milioni di chilometri fosse la sua coda o a quale distanza sarebbe passata dalla terra. Ma questa è solo una parte della conoscenza, quella che il buon Descartes - che senza volerlo tanti danni ha fatto - chiamava res extensa. Il cuore dei magi, il cuore che conosce "per modum amoris", palpitò di inesprimibili fremiti alla vista dell'astro. Si segue una donna o un uomo, un maestro per passione, anche se qualcosa nel cervello ci dice che forse non vale la pena. I saggi seguirono la stella senza sapere che, nel mistero della libertà di Dio, lo Spirito, che aveva parlato per bocca dei profeti e che sarebbe stato effuso pienamente nella Pasqua di Gesù, stava penetrando i loro cuori e guidandoli. Lo Spirito che si era inchinato dolcemente nel grembo della Vergine, compiendo in un bacio ineffabile l'attesa di Israele, scendeva dolcemente a incontrare la domanda di senso di ogni uomo onesto. Tutti gli uomini e le donne che, alzando lo sguardo al cielo, si chiedono il senso di quella bellezza e della possibilità di contemplarla con cuore e intelligenza data ai figli di Adamo, erano in qualche modo presenti nel cuore e nella ricerca dei Magi.

"E le stelle stanno a guardare", titola il bel romanzo di Cronin che presenta fatiche  e lotte dei minatori inglesi negli anni vicini alla prima guerra mondiale. In realtà sono gli uomini che guardano le stelle. Ho visto stelle elettriche su Regent Street, nel centro di Londra e sulla Tour Eiffel prima di ritornare a Foggia. Le nostre città rendono difficile l'osservazione del cielo. Si parla di inquinamento luminoso. Gli uccelli impazziscono e si levano cantando a mezzanotte, spaesati e confusi dalla grande luce che esce dai locali e dalle strade. Sovente gli uomini e le donne confidano nelle luci frutto delle loro mani e dimenticano il cielo. Il cielo aspetta occhi attenti, come quelli di noi frati nelle notti d'Africa a Bouar, Repubblica Centrafricana. Il buio della notte è interrotto solo da discreti fuochi davanti alle capanne, le stelle splendono, bellissime. Ci riportano alla bocca aperta del bambino, allo stupore primordiale, che calma i nervi scossi dai rumori meccanici, al respiro e al suo ritmo lento, naturale, senza ansia di fare, col desiderio di vivere, pienamente.

Sulla terra storica di Betlemme, nella città di Davide, il desiderio d'infinito e la domanda di senso dell'uomo di ogni tempo si sposarono col compimento delle attese d'Israele. Fides et ratio  si ritrovarono unite e fuse nel cuore dei pastori e dei magi: i poveri d'Israele e gli onesti cercatori di luce del mondo intero e di ogni tempo erano lì, dinanzi all'Astro adagiato nella mangiatoia da Giuseppe. Israele attendeva il Salvatore. Al mondo intero fu offerta la Luce vera.

Nella notte dell'Occidente e dell'Italia, mentre - dice Fabrizio Volpe - spengono le luci delle università meridionali, forse sarà più facile tornare a seguire la stella. Come i nostri giovani di Londra, di cui parla Frate Vento, che dopo aver passeggiato come tutti sotto le stelle artificiali delle vie della City si ritrovano nella Missione italiana, a St. Peter's Church e cantano commossi "Astro del ciel, pargol divin, mite Agnello redentor ....".

A Roma un pastore indica con sorriso di fanciullo il cielo. Anche il pastore di Leopardi è in lui, anche i Magi, come molti non credenti d'oggi, che sentono in Papa Francesco gli stessi fremiti d'infinito che spinsero i saggi d'Oriente al lungo viaggio. Seguiamolo tutti. La luce della stella è sul suo volto.

Buon Natale a tutti! E un 2014 ... di cambiamento!

 

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(Fonte: L'AMICO DEL TERZIARIO)