EDITORIALE L'AMICO 3/2014 |
ESTATE: TEMPO DI LEGGERE Da quando l'assessore alla Cultura della Provincia di Torino, Umberto D'Ottavio, nato a Cerignola, oggi deputato al Parlamento, mi regalò un braccialetto tricolore che celebrava il centocinquantesimo dell'unità d'Italia, lo porto fisso al polso. Dalla Francia agli Stati Uniti e al Canada, dal Brasile al Paraguay e all'Argentina, dalla Repubblica Centrafricana al Ciad alla Costa d'Avorio, fino a Dubay e alle Filippine, per non citare l'Europa, ho portato il bianco - rosso e verde al mio polso. Per questo amore fedele, abituato a cercare l'eccellenza in ogni cosa, mi permetto di essere critico col mio paese, per stimolarlo, per vederlo più bello. Siamo in fondo alle classifiche europee per la quantità di libri e giornali letti, per la frequenza a cinema e teatro. Abbiamo circa il settanta per cento dell'arte mondiale ... ma non c'è un museo italiano tra i dieci più visitati al mondo. Anche in tempi di crisi, spendiamo molto più per la pizza che per Calvino o la Fallaci, per Leopardi e Pirandello e tutti gli altri. L'italiano medio è perduto nelle immagini del piccolo schermo. Negli anni'60, quando andavamo da nonna Giuditta, che non aveva la TV come noi a casa, se c'era Sanremo o qualche altra cosa bella andavamo dai vicini. Nelle sere d'estate pugliese, mentre sulla Villa Comunale la luna splendeva di rosso fuoco, ascoltavamo le canzoni del Cantagiro: in venti in una stanza a pianterreno, tanti bambini, la porta aperta per un refolo d'aria e l'eco costante del frinire delle cicale sui pini. La TV era spesso un momento di socialità. Il vicino sentiva come suo dovere e piacere accogliere la comare e la sua famiglia per un'occasione televisiva importante. Oggi la TV aumenta la solitudine, incensa l'individualismo. Solo i tifosi, forse, si raccolgono con pizza e birra e le magliette del club o dell'Italia. Questa - morsi di Suarez a parte - si è abbastanza impegnata per deluderci e lasciarci orfani anche di queste riunioni calcistiche. Eppure Saint'Exupery l'ha detto bene: "L'essenziale è invisibile agli occhi. Non si vede bene che col cuore!". La parola penetra come la pioggia di primavera il terreno arido dopo lunga siccità. La parola ascoltata nel colloquio sapido, come nel portico greco gli aspiranti filosofi col loro maestro, come in una buona omelia o nel dialogo di una comunità che si ritrova attorno al Vangelo. Parola scritta, quella dei grandi scrittori, ma anche dei nuovi che portano la freschezza di chi "impara il mestiere", quella libera e folle dei poeti. Le grandi cose della vita, l'amore, l'amicizia, la politica nobile, lo sviluppo delle scienze e del pensiero, l'arte passano per la parola. La parola è rivolgersi all'altro. La parola è creatrice. La Bibbia comincia con "E Dio disse ...". Bill Gates, che è persona geniale, ha inventato Word - Parola, forse il programma per computer più usato al mondo. Da un bel romanzo o da un saggio, che tratti di filosofia o teologia, di estetica o di epica, dai versi umidi di coronarie di Alda Merini o pacati e passionali di Tagore, dalla quieta sensualità latina di Vinicius De Moraes a un milione di altri esempi un libro è un amico prezioso per l'estate. Siamo fatti di corpo e di mente. Fa bene nuotare o camminare in montagna, fa bene alla mente pascolare negli altipiani del pensiero. La parola è povera e nuda, non offre il tutto ingannevole dell'immagine televisiva, ma apre il cuore alla fantasia, alla ricerca di quell'essenziale per vivere che ha bisogno del nostro apporto creativo per divenire ancora immagine, sogno, progetto. Un'immagine che non subiamo, ma contribuiamo a creare. Buona estate e buona lettura a tutti.
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