RACCONTO LA STORIA

EDITORIALE L'AMICO 4/2015

LAUDATO SI'

Il Papa di nome Francesco rompe con la tradizione, che titola sempre un'enciclica con le prime parole in lingua latina, ed usa il volgare italiano, arcaico e sorgivo, di Francesco d'Assisi: "Laudato sì ... mi Signore". L'enciclica esorta alla "cura della casa comune". Il Papa richiama alla responsabilità di persone, popoli, governi nel curare, rispettare, amare il pianeta che abitiamo.

Il corpo di una donna o di un uomo, addirittura quello di un bambino, può essere oggetto di amore ineffabile ... o di violenza cieca, di delicato approccio e di dono, o di furto violento, di rispetto della sacralità dell'altro nelle relazioni diverse che creano la bellezza dell'amore umano - il rapporto di coppia, la paternità e la maternità, la fraternità, l'altissima e nobile amicizia - o di blasfema dissacrazione del pudore e dell'intimità della persona divenuta vittima. Il "corpo" della terra soffre spesso analoga violenza, come altre volte è amato e rispettato, toccato con la levità del canto del poeta e con la fecondità del contadino innamorato del suo manto marrone, del suo profumo quando l'aratro l'ha aperta con "virile dolcezza". Francesco cantò la terra e il cosmo, Francesco fu contadino sobrio e innamorato, raccomandando ai frati di non coltivare a orto tutta la superficie dei conventi, ma di lasciare una parte selvatica "perché la terra avesse il suo libero sfogo".

Canto e abbraccio, contemplazione e sorriso convivono in ogni rapporto d'amore. Dal Canto della sposa e dello sposo nel sublime libro biblico, che Rosalba Manes ci ricorda con la sua prosa di vergine consacrata nella fecondità della parola e del canto, potrei passare, nella mia viva memoria a mia madre Maria, che cantava quando cambiava i pannolini al suo quintogenito, il mio fratello più piccolo, e io adolescente ascoltavo rapito. E c'è bellezza nel canto degli amanti biblici, bellezza nel canto di una madre cristiana, bellezza nella canzone lieta del mietitore che torna, sudato e soddisfatto, coi covoni di grano duro e saturo di sole biondo.

L'amore è canto, l'amore è gesto responsabile, l'amore è lotta per difendere l'amato dal pericolo. Mentre il vangelo di Matteo ci presenta otto beatitudini, quello di Luca presenta quattro beatitudini e quattro "Guai!", come improperi o sentenze di condanna, nei confronti di chi vive lo spirito opposto al bene. Pensavo che in rapporto alla "cura della casa comune" il terzo evangelista potrebbe usare lo stesso schema:

Laudato sì, mi Signore per quelli che rispettano la madre Terra .... Ma liberaci da chi la inquina, di plastica e petrolio, di metalli e chimica;

Laudato sì, mi Signore per le città e i governi che adottano un'illuminazione sobria e adeguata ... ma liberaci da quelli che ci nascondono la luna e le stelle per l'orgia inutile dei neon e dell'inquinamento luminoso;

Laudato sì, mi Signore per la bellezza del mare e dei fiumi .... ma liberaci da chi li avvelena senza cura o per un lurido profitto;

Laudato sì per l'aria fresca degli alti monti e del mare, delle colline e delle praterie ... ma liberaci da chi, per più guadagnare, non usa i depuratori e semina veleni nei nostri polmoni;

Laudato sì, mi Signore, anche per le opere antiche dei nostri padri, per i siti archeologici di tutto il mondo, che sono bellezza umana coniugata con la tua bellezza nel creato ... ma liberaci dai fanatici che li distruggono per rendere il mondo più brutto e disordinato come il loro cuore;

Laudato sì, mi Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore ... ma liberaci da chi vende armi e alimenta conflitti, da chi spaccia droga ai nostri fanciulli, da chi commette sui bambini e gli innocenti crimini inenarrabili, da chi semina odio e violenza in nome di Dio.

La parola "liberaci" al posto di "guai" rammenta le vecchie preghiere impetratorie che chiedevano Libera nos, Domine! In quel liberaci c'è tutto l'impegno della Chiesa e di tutti gli uomini di buona volontà per combattere chi alla bellezza di Dio, che risplende nel creato, contrappone la bruttezza dell'egoismo in tutte le sue forme. Il Papa non risparmia sull'analisi dei mali attuali del pianeta. Non possiamo fermarci a contemplare la bellezza ... e accanto inorridire per la bruttezza della violenza al pianeta, all'aria, alle acque che avvelena noi, i nostri bambini, il futuro. C'è spazio per il dialogo, per l'annuncio, per la testimonianza di una nuova relazione di sobrietà coi beni per non saccheggiare in fretta il pianeta e consumarlo. Dove il dialogo non sarà sufficiente, tuttavia, dove non è possibile occorrerà una reazione forte. Non possiamo assistere alla distruzione del patrimonio archeologico dell'umanità, come alle stragi di innocenti senza reagire. La terra canta la sua eterna canzone d'amore al suo Creatore: Laudato sì .... ma chiede anche aiuto al suo eterno Sposo e ai suoi discepoli: Liberaci, Signore.

© Antonio Belpiede - all rights reserved


(Fonte: L'AMICO DEL TERZIARIO)