RACCONTO LA STORIA

FRATE VENTO L'AMICO 4/2015

IL RITORNO DEI MURI

Finché i migranti giungevano dal Canale di Sicilia, si trattava, per molti paesi europei, "di un problema italiano". Poi hanno cominciato a passare dall'Egeo ai Balcani, a prendere vie di terra, a consumarsi i piedi coi bambini in braccio per le strade della Bulgaria, camminando lungo i binari dell'Ungheria, si sono affannati a prendere un treno da cui li separavano poliziotti e gas e manganelli, a scendere in stazioni serbe e slovene, austriache e, infine, tedesche.

Settembre 2015 passerà alla storia per l'inizio della costruzione di nuovi muri in Europa. Nel 1989 c'erano quindici muri nel mondo, ora il numero è più che triplicato (fonte: Il Manifesto del 21 giugno 2015). La Turchia, che aspira a entrare nell'Unione Europea, la Bulgaria, poi l'Ungheria hanno costruito muri. Altri Stati, Serbia, Slovenia, Austria ci stanno pensando o li realizzano mentre scriviamo. Il fremito di popoli in ricerca di libertà e pace, di povere famiglie che cercano di evitare la morte e la violenza in Siria e in altri paesi a rischio, porta da Sud a Nord, verso il cuore dell'Europa, verso le istituzioni di Bruxelles e Strasburgo un brivido di paura e reazioni di chiusura, talvolta addirittura isteriche.

E' vero che tra le famiglie con abiti laceri e impolverati, con bambini affaticati e affamati,  si nascondono agenti del male, discepoli dell'Isis, criminali, ma è con azioni diligenti dei servizi segreti e dei corpi di polizia che si contrastano, non alzando muri contro tutti, che bloccano gli innocenti in ricerca di vita.

L'Europa sembra anemica, non ha più il sangue vivo e onesto dei suoi padri fondatori. De Gasperi, Adenauer, Schumann, Spaak, e altri la fondarono sulle macerie della guerra mondiale, sulle reliquie della follia nazi - fascista; la fondarono come un sogno di libertà e pace. La persistente dittatura sovietica oppose un muro a questo sogno, ferendo l'Europa nel suo cuore e dividendo in due la Germania. Caduto il muro, il 9 novembre 1989, i cittadini demolirono ciò che ne restava, portando a casa reliquie di libertà e di sogno realizzato, calcinacci e mattoni divenuti simbolo di speranza e di vittoria. L'arte prevalse sul filo spinato, la bellezza sull'orrore, il vecchio maestro Rostropovich che suonava il suo violoncello sulle macerie del muro innalzò al cielo l'elegia di libertà di ogni europeo, inviò note di umanità a tutto il mondo ... Hanno già dimenticato i bulgari, gli ungheresi, i serbi e gli sloveni, i croati come l'Europa ha aperto loro le porte dopo la caduta del muro? Quale rudezza sta sostituendo il respiro di bellezza e la speranza dei fondatori? Il pane gettato al volo dai poliziotti ungheresi ai migranti affamati è un gesto da canile, non una condivisione gentile tra esseri umani.

La mancanza di generosità di queste nazioni nei confronti di queste masse di poveri viaggiatori ricorda il debitore del Vangelo che, vedendosi condonato dal re il gran debito di diecimila talenti, prende alla gola il suo collega che gli deve l'inezia di 100 denari. Ricevuti dall'Europa a tempo di record e con generosità, i paesi balcanici sembrano averne perduto memoria. Saliti sulla zattera della salvezza, scalciano con violenza altri naufraghi che chiedono aiuto.

Nell'antica Roma il Pontifex era la figura solenne e autorevole che conosceva il segreto per costruire un ponte sul fiume. Nella sua lettera agli Efesini, San Paolo dice di Cristo che "Ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro che era frammezzo, cioè l'inimicizia". Cristo, nella sua carne crocifissa e gloriosa di risorto è il ponte tra cielo e terra. E nel Vangelo di Giovanni aggiunge: "Io sono la porta. Se uno passa attraverso di me sarà salvo". Una tra le tante divisioni possibili dell'umanità è quella tra costruttori di ponti e costruttori di muri. Eppure i muri crollano sempre. Lo ha ripetuto il Papa in questi giorni: "Sapete come finiscono i muri: tutti i muri crollano, oggi, domani o dopo cento anni. Non è questa la soluzione". (Fonte: Ansa 28 settembre). Tra Stati Uniti e Messico, tra Spagna e Gibilterra, in Israele ... altrove nel mondo ci sono muri cementati di paura. L'Europa non deve cedere a questa ossessione. L'Unione europea è nata per essere porta di libertà. Come ogni porta dev'essere custodita, vigilata e deve far passare coloro che ne hanno diritto, non chiunque, criminali e terroristi compresi.

L'Italia, il mio paese, a cui non risparmio critiche, quando necessario, per vederla più bella, ha dato un grande esempio di civiltà. Se si guarda lontano, come la città di Brindisi accolse le prime migliaia di migranti albanesi nelle proprie case, alla stessa mensa con le famiglie pugliesi, se si guarda, negli ultimi anni, alla politica di soccorso in mare e di accoglienza dei profughi, se si fa il raffronto con altre potenze europee, e con i "fratelli minori", ultimi arrivati paesi balcanici, ci si sente fieri di essere italiani, orgogliosi di vedere ancor vivo l'antico spirito mediterraneo, per cui il navigante è un sacro ospite; uno spirito così diverso da certe freddezze valligiane mitteleuropee e balcaniche.

Apri, Europa, le tue porte, apri il tuo cuore. Non per alzare muri nascesti, ma per abbatterli e suonare per il mondo intero, sulle loro macerie, sinfonia di pace e libertà.

 

© Antonio Belpiede - all rights reserved

 

 

 

 

 


(Fonte: L'AMICO DEL TERZIARIO)