RACCONTO LA STORIA

FRATE VENTO L'AMICO 5/2015

 

TRA L'EXTASY E IL KALASHNIKOV

Di fronte a una morte così ingiusta come quella di Parigi del 13 novembre 2015 si ha più voglia di silenzio che di parola. Eppure dobbiamo parlare, perché il dolore ci aiuti a ispirare un nuovo senso per l'umanità.

Le considerazioni sugli eventi funesti, sul sangue di oltre 130 vittime, possono essere molteplici e da più angolature. Questa di Frate Vento parte dal ghigno beffardo di un terrorista. Ho davanti un'immagine che non ho mai visto: giovani uomini che imbracciano il micidiale fucile russo. Google mi aiuta a visualizzare i loro visi, a trarli fuori dalla nebulosa dell'incognito per vederli in faccia, per cercare di capire quale odio e quale rabbia, quale follia e quale vergogna salga dall'anima alla superficie cutanea. Ismael, 29 anni, si è fatto espodere al Bataclan; Samy, 28 anni, Bilal, addirittura 20. Così gli altri. Sono tutti giovani. Tutti hanno ucciso decine e decine di persone innocenti e inermi. Hanno infierito, sparato colpi di grazia, senza pietà, con violenza meccanica  sulle loro vittime, urlando selvaggiamente e in maniera blasfema il nome benedetto di Dio - Creatore della vita.

Di fronte a loro immagino il viso dolce di Valeria, dal Veneto a Parigi con borsa di studio alla Sorbona, di Nicolas, Guillaume, Elsa, Aurélie .... erano persone giovani a un concerto, figli dell'Occidente che celebrano il venerdì sera con un momento di relax, di bellezza, di arte. Il volto di chi va a un concerto è in genere rilassato, sereno. Si cerca la pace nella bellezza. Quanto è durata la comprensione di quanto stava accadendo? Quanto è durato l'istante in cui il viso degli spettatori è cambiato da felice in sorpreso, da impaurito a terrorizzato? Quando tanti volti sono restati immoti? Vorrei immergermi nei dettagli del dolore, seguire uno per uno questi e gli altri giovani presenti in sala, contemplarli cadere velocemente, come papaveri falciati il cui stelo s'insanguina più della corolla, o vederli correre, fare qualche passo, mentre gli altri giovani trasformati in draghi sputafuoco dall'odio li rincorrono per sterminarli ...

I nostri figli, i nostri giovani, si portano dietro la storia d'Europa, il dolore e le gioie, le guerre, le lotte e le conquiste di diritti. Ci siamo abituati a un livello di civiltà che fa parte dei nostri atteggiamenti quotidiani più naturali. In questo contesto culturale ci sono atteggiamenti problematici o patologie sociali. Danzare usando appieno delle proprie giovani forze è cosa sana. Prendere una "pilloletta" per durare fino a giorno e poi cadere "sballati" porta conseguenze su corpo, psiche, spirito. L'Europa discute. Si dibatte se liberalizzare le "droghe leggere". Poi ci sono i discorsi "da adulti": mai più papà e mamma, ma "genitore uno e due". Si discute sul Gender, come capacità dell'uomo di modificare con la tecnologia l'identità sessuale anche più volte.

I tassi demografici d'Europa calano da anni, contemporaneamente all'elevarsi del dibattito sui presunti "diritti" in materia sessuale. La volontà volteriana dell'ideologia dominante prevale sempre più spesso sullo scorrere sereno della "natura", come l'immortale Aristotele insegnò.

I giovani che hanno ucciso a Parigi, gli assassini spietati col kalashnikov non sono dentro questo dibattito europeo. Vengono da paesi in cui la relazione con la natura è più intensa e il tasso di natalità è molto alto. Anche se divenuti cittadini francesi o britannici, tedeschi o italiani mantengono stretta la loro cultura, la loro religione, la loro identità.

Apprezzo lo sforzo che mentre scrivo sta compiendo la comunità islamica. Not in my name - Non in nome mio, è lo slogan delle manifestazioni che stanno promuovendo in tutta Europa: "Non uccidete in nome di Allah, di Dio. Io sono musulmano, ma non osate uccidere in mio nome!". C'è da augurarsi che questo sforzo di dissenso interno al numeroso popolo dei credenti islamici venga continuato con determinazione. Gli uomini e le donne di buona volontà si trovano sempre a spezzare pane e versarsi vino al tavolo dolce della pace, senza differenze di religione. Va incoraggiato il cammino della comunità islamica a ostracizzare dalla comunità i violenti, che infangano il nome di Dio mentre lo pronunciano tra lampi di mitra mortali.

Frate Vento, tuttavia, si augura anche che l'Europa rifletta su se stessa. Se molti giovani europei si arruolano tra le file dell'Isis, c'è da chiedersi cosa manca al nostro modello culturale, cosa si è perduto. L'Europa dei banchieri non è più quella dei De Gasperi - Schumann - Adenauer - Spaak, non nutre l'anima e un giovane cuore. E il dibattito sul Gender non aiuta a ritrovare l'identità perduta: la si chiami cristiana o giudaico cristiana o semplicemente "europea".

Chiudo con un voto contro il buonismo. Posso offrire la mia guancia destra se mi percuotono sulla sinistra, ma se stanno per sgozzare un bambino, una ragazza, una persona ... io intervengo. Nel Cristianesimo esiste il genio Tommaso d'Aquino: Vim vi repellere licet - E' lecito respingere la violenza con la forza. L'Isis ha sgozzato o mitragliato troppi innocenti. E' ora di smetterla.

 

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(Fonte: L'AMICO DEL TERZIARIO)