RACCONTO LA STORIA

FRATE VENTO L'AMICO 1/2016

IL CUORE CHE ARDE NEL PETTO DI MAURO

Portare Padre Leopoldo e Padre Pio col carrello e sulle spalle dalla Chiesa di San Salvatore in Lauro alla basilica di San Pietro è stata un'esperienza che segna la vita. I dati oggettivi erano essenziali: i corpi di due frati portati in due urne di plexiglass, duecento frati che li accompagnavano, il popolo di Dio. Una processione classica, di quelle che si vedono sempre di meno. Pure, uscendo dalla parrocchia di San Salvatore, al di qua del Tevere, e imboccando la strada verso il Ponte Sant'Angelo ci siamo sentiti investiti da un'atmosfera di grande gioia, festa e solennità.

Dalle finestre e dai balconi delle case macchie multicolori di coperte e drappi, anziani come bambini che agitavano fazzoletti e mani, sorrisi diffusi. Ai lati del corteo, scortato con grande attenzione da folti plotoni di carabinieri e polizia, file di fedeli in movimento, molti altri assiepati dietro le transenne verso San Pietro. E tutti protendevano un rosario, un'immaginetta, un fazzoletto, il berretto di lana di un piccino perché noi frati, vicini al corpo, lo accostassimo alla superficie di plexiglass che conteneva Padre Pio.

            Al centro tra i due santi, Leopoldo avanti e Pio cinquanta metri dietro, un'alta figura di Cappuccino: il nostro Ministro generale, il successore nel tempo di San Francesco d'Assisi, fra Mauro Jöhri, svizzero. Attorno a lui altri frati, veneti il primo plotone, pugliesi e molisani il nostro, attorno a Padre Pio, ma soprattutto questa folla mediterranea che sorrideva, piangeva, si emozionava, pregava, cantava, tendeva le mani.

            Fra Mauro è teologo raffinato. Mi chiedevo che cosa sentisse nel suo cuore di fratello e padre in mezzo a quella folla per nulla compassata, così differente dai suoi connazionali, dagli altri popoli dell'Europa centrale e del Nord. A sera, in convento, ho potuto ascoltare le sue parole. Ha confessato con semplicità la sua commozione, il doverla trattenere oltre la soglia degli occhi. "Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano", diceva Sant'Agostino. Così fra Mauro, che governa l'Ordine nostro, si è ritrovato umile pellegrino tra due suoi frati che, dalla posizione orizzontale di chi è tornato alla terra, facevano scattare in piedi il popolo di Roma. E quando ci raccontava della sua emozione, e della sua gioia, mi è venuta in mente la riflessione di Cleopa e del suo compagno, che sulla strada di Emmaus hanno appena incontrato il Risorto Signore: "Non ci ardeva forse il cuore nel petto, mentre parlando con noi ci svelava il senso delle Scritture?". I nostri Ministri provinciali d'Europa chiedono continuamente a fra Mauro il permesso per chiudere conventi, per abbandonare città. Londra, Amsterdam e tanti altri luoghi sono già stati lasciati dai figli di san Francesco. Ora si propone Strasburgo. L'emorragia sembra a qualcuno inarrestabile. Forse anche noi frati dovremmo assumere l'atteggiamento dell'emorroissa che vede passare Gesù: "Se solo riesco a toccare un lembo del suo mantello sarò guarita". La mano protesa verso Gesù, la donna viene sanata dalla sua emorragia che durava da anni. Anche le mani del popolo verso Pio e Leopoldo chiedono guarigione e vita. Il cuore di fra Mauro arde nel petto, perché Gesù passa anche attraverso quelle mani umili. E' questa la via, cari frati d'Europa: scendere nelle strade, con fede e amore, non chiudere conventi.

           

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(Fonte: L'AMICO DEL TERZIARIO)