FRATE VENTO L'AMICO 4/2016 |
UN PAESE PER VECCHI L'arcivescovo emerito di Pompei, Carlo Liberati ha destato l'attenzione generale a inizio ottobre. Nei giorni della festa di san Francesco, patrono d'Italia ammirato in tutto il mondo, il prelato ha affermato con chiarezza che in dieci anni l'Europa sarà islamizzata "demograficamente". Sono già molti milioni gli islamici che vivono sul nostro continente. E hanno un tasso di natalità altissimo. Al contrario, gli europei ... quasi non fanno più figli. Si potrà "tirare sul prezzo" con il serio monsignore, dire che magari gli anni saranno quindici, o venti, ma come dargli torto? L'Europa ha negato anni fa le sue radici cristiane. L'Europa non è riuscita a darsi una Costituzione, fattore di definizione e costruzione dinamica d'identità, nutrita di storia e di simboli, di progetti. Poi ha perso la Gran Bretagna - e questa ha perso l'Europa -. Poi ha visto movimenti separatisti e xenofobi che crescono nel suo seno, ha visto costruire nuovi muri. Quali sono le battaglie dell'Europa oggi? Il risanamento dei bilanci nazionali. E poi le grandi battaglie "ideali": il gender, la difesa degli omosessuali. Gli islamici sono più vicini degli europei alla natura delle cose. La famiglia è al centro della loro vita. Poligami o monogami generano figli... con naturalezza, li educano in un contesto tradizionale e culturalmente non frammentato. È stato Aristotele a parlare di "fusis" - natura, da maestro difficilmente superabile. Allontanandosi dalla natura delle cose l'Europa sta perdendo l'anima. La scienza e la tecnologia, senz'anima, sono pericolose. Si pensi a cosa ha fatto il nazismo coi suoi scienziati. La politica e la tradizione di assistenza pubblica - welfare, l'intero sistema previdenziale vanno in crisi, se non c'è una massa di giovani lavoratori che lavora per retribuire coloro che hanno terminato il loro ciclo di servizio e meritano la pensione. Pure non si vedono all'orizzonte europeo grandi politiche per la famiglia. Chi vuole avere figli non è aiutato. Oggi un bambino costa molto più di mezzo secolo fa. Eppure si potrebbe vivere senza comprar loro un telefonino per i dieci anni di età, senza rifornirli di giochi elettronici in cui fanno sentire noi adulti dei plantigradi arretrati. Ma noi - forse alcuni tra noi - siamo in grado di capire il corso di un fiume, di leggere le previsioni meteo nei colori del tramonto e nel cambio dei venti, di orientarci senza bussola. Il mio amico gesuita Marko Ivan Rupnik dice che siamo in cambiamento epocale. Mesi fa in università Gregoriana disse che tra un po' elimineremo i tanti schermi che ci circondano, piccoli e grandi. Forse bisogna tornare alla terra, alla semplicità delle relazioni familiari e umane in cui gli occhi s'incrociano e si parlano prima che la voce esca, anziché essere incollati su uno smart phone in un'illusione comunicativa col mondo che crea solitudine immediata attorno al tavolo della cena comune. Abbiamo pochi figli in Italia e in Europa. E non so se sono giovani. Un giovane, una giovane si guardano e si annusano, nell'effervescenza dei naturali esuberi ormonali... non riprendono col telefono il mondo circostante per inondare il web di video distruttivi, come quello della ragazza violentata in un bagno, ripresa dalle sue amiche... amiche... per così dire! L'Italia e l'Europa stanno diventando "un paese per vecchi". Solo il ritorno alla terra, alla natura, alla memoria dei nostri padri e alla nostra storia, un sostegno politico deciso alla famiglia, anziché alle lobby di vario genere possono ringiovanire la nostra terra, rendere davvero giovani i nostri figli, accrescere la speranza.
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