RACCONTO LA STORIA

EDITORIALE L'AMICO 2/2017

LA PASQUA DELL’EUROPA

“Pasqua – Pesah” in ebraico vuol dire Passaggio. Il Passaggio d’Israele dalla schiavitù del Faraone alla libertà nella dolce Terra data da Dio, attraverso le acque del mar Rosso, anticipa come segno il passaggio del Figlio di Dio dalla morte alla vita oltre la morte. In Cristo risorto ogni uomo o donna che lo invoca come Signore e accetta la Parola del vangelo accede alle acque della Nuova Alleanza, al fonte Battesimale. Qui le acque del Mar Rosso e quelle del Giordano, che il Battista versò sul capo del Messia, confluiscono simbolicamente e sgorgano dal costato aperto del Signore vittorioso nel grembo della Chiesa – Madre per ridare nuova vita, per generare figli liberi.

Dopo i milioni di morti, dopo l’olocausto e le bestemmie naziste contro l’uomo e contro Dio, mentre Unione sovietica e Stati Uniti esprimevano, da ideologie contrapposte, un’analoga volontà di potenza, alcuni padri si strinsero la mano perché l’Europa compisse il suo passaggio. "Noi non stiamo formando coalizioni di Stati, noi uniamo uomini": disse Jean Monnet. Non un’idea di potenza militare, ma il sogno di una comunione di popoli e persone spinse i padri. I De Gasperi e gli Spinelli, gli Schumann, Adenauer, Spaak, tutti gli altri avevano dinanzi agli occhi l’orrore della guerra e delle dittature, ma nel cuore la visione di un’Europa di popoli e cittadini, figli della stessa madre, nella diversità che ogni figlio mantiene, pur nutrito dallo stesso seno, pur vivendo nella stessa casa. Dopo anni di tentativi e sottile, generoso lavoro, si giunse alla Firma dei Trattati di Roma, 25 marzo 1957, di cui è stato appena celebrato il sessantesimo anniversario.

Il mito classico di Europa, citato da Anna Pia Viola, narra che “Europa dall’ampio sguardo” subì violenza da Zeus. Il germe divino è presente in colei “che è sempre madre e come tale accoglie. Si lascia ferire e partorisce vita anche dopo la ferita della violenza”.

Di passaggio in passaggio, allargatasi infine con generosità ai popoli dell’Est, l’Unione Europea avrebbe dovuto compiere un altro passo: dotarsi di una Costituzione. Una Costituzione definisce e promuove la relazione tra il cittadino e la patria, che si rende presente negli organi Costituzionali e in tutta l’Amministrazione della comunità, dal più piccolo comune sino in alto. Una Costituzione struttura come madre e maestra il cuore dei cittadini, infiammandolo con gli ideali fondatori. Questo passaggio non si è più compiuto. Il Trattato del 2004, istitutivo della Costituzione europea, sottoposto per legge a ratifica degli Stati membri, fu bocciato da due referendum, in Francia e Olanda. Il “trattatello” di Lisbona del 2007 fu un ripiego: non possiede le ali d’aquila d’una vera Costituzione, non tocca l’anima dei cittadini, non ne forma la volontà coesiva.

Un maestro di Diritto Costituzionale, il professor Luigi Volpe, ci dona una lectio magistralis sul percorso dell’Europa. Volpe ha presieduto il Comitato pugliese per il NO al referendum sulla Costituzione italiana, del 4 dicembre 2016.

Madre Europa è stata costretta all’aborto della sua Costituzione e sembra reggersi sui suoi figli più nutriti e furbi: i banchieri e i lobbisti che dominano le istituzioni continentali. Il presidente del Senato, Grasso, nel suo discorso del sessantesimo ai Presidenti dei Parlamenti europei, ha detto che occorre: “Riavvicinare i cittadini alle istituzioni europee e ai valori comuni, per contrastare così il riemergere di nazionalismi ed egoismi, anticamera dei totalitarismi”. Nello stesso tempo, tuttavia, il Regno Unito chiede l’uscita dall’Unione. Figli chiedono di abbandonare la casa di madre – Europa, altri uomini e donne scivolano di notte sul vecchio mare e arrivano sulle coste italiane o greche ma è a madre – Europa che chiedono di essere adottati, non solo a Italia o Grecia.

Sì, Fernand Braudel aveva ragione: il Mediterraneo è la chiave per capire l’Europa. Se la Grecia ha formato la mente d’Europa con la Filosofia e il Ius di Roma, “redatto in arte” (Cicerone) sul modello greco,  l’ha strutturata come casa – comune in cui i cittadini hanno diritti e doveri, sarà ancora il vecchio mare che porterà a madre – Europa nuovi figli. Dal sole pallido d’Olanda a venir giù si affermano ideologie inquinate di filosofie idealiste: si proclama il “diritto del preadolescente a scegliere il suo sesso”, ritardando chimicamente la pubertà e, nel nome del Gender, allestendo nuovi affari miliardari. Da Sud – Est il sole nascente dell’Africa e dell’Asia fa brillare d’argento le onde lievi del Mediterraneo e sospinge verso le coste nostre uomini e donne antichi, donne incinte e bambini. Nelle loro unghie graffiate c’è tutta la tenacia di chi vuole vivere; nel ricordo dei parenti sepolti nel grande mare, che affiora da una lacrima, c’è l’urlo silenzioso di giustizia e vita. Somigliano molto questi aspiranti figli ai figli d’Europa laceri e scossi del 1945, somigliano a quelli che avevano perso amici dietro il filo spinato di un lager o sotto le bombe. Chiedono le stesse cose che chiedevano gli italiani e i francesi, i tedeschi e gli olandesi del tempo. Lo ha ricordato Grasso a Palazzo Madama: “I veri attori di quel momento storico non furono tanto i governi, quanto i popoli europei che chiedevano a gran voce pace, pane, libertà, dignità”. Pace, pane e libertà: chi chiede queste cose merita di essere figlio di madre – Europa. Non i muri, imitazione tardo - sovietica o “neo - trumpiana”, costruiranno l’Europa, ma i nuovi cittadini che vengono sul grande mare, che ci stimolano a ritrovare il meglio di noi stessi, a riprendere il sogno – dice ancora Grasso “… del sistema sovranazionale socialmente più equilibrato, politicamente più stabile e culturalmente più avanzato che la storia umana abbia mai conosciuto”.
I nuovi figli che passano per il grande mare, come fosse il Mar Rosso, siano stimolo a passare il guado: dall’Europa dei banchieri a quella dei cittadini e dei popoli.

Chiudo questo editoriale tra i due turni delle presidenziali 2017 in Francia. Aspettiamo con fiducia che Emmanuel Macron sia eletto presidente e, nel ricordo di Monnet e Schumann, riprenda a fare la sua parte perché l’Europa ritorni ad essere madre feconda di figli, maestra di civiltà e democrazia: umilmente, tenacemente.  Speriamo che trovi di fronte dei nuovi Adenauer, Spaak … De Gasperi, Spinelli.

Viva l’Europa, nutrita dal Mediterraneo.

 

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(Fonte: L'AMICO DEL TERZIARIO)