FRATE VENTO L'AMICO 1/2018 |
CON GIOVANNI ASPETTANDO FRANCESCO A una prima lettura, il titolo potrebbe indicare la cronaca di un sabato sera tra amici in una qualunque città italiana. Non è così. Il Francesco indicato è il Romano Pontefice, il Papa; Giovanni è il pastore della Chiesa pentecostale della Riconciliazione, che ha la sede centrale a Caserta. Il 28 luglio 2014, dopo esservi stato per visita alla diocesi due giorni prima, festa dei Santi Gioacchino e Anna, genitori della Vergine Maria, il Papa si recò di nuovo nella città campana per ritrovare Giovanni, suo vecchio amico dai tempi di Buenos Aires. Due cuori ecumenici si rincontrarono, pregarono assieme con altri 350 rappresentanti evangelici provenienti da Stati Uniti, Argentina e altre nazioni, oltre che dall’Italia. Il 17 marzo Francesco torna in Campania. Il suo elicottero atterrerà a Piana Romana, Pietrelcina, per poi proseguire per San Giovanni Rotondo. Il Signore ha voluto che dopo diversi anni anche Giovanni e il sottoscritto si ritrovassero. A Foggia, nel Centro di Evangelizzazione della Diocesi, animato dalla Comunità Magnificat Dominum, del Rinnovamento carismatico cattolico, il 27 gennaio 2018 abbiamo partecipato a un bell’incontro ecumenico, al termine della settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani. Dopo la ricca e gioiosa preghiera col consueto accompagnamento musicale di stile pentecostale, dopo le parole di Matteo Calisi, mie e di Giovanni, gli organizzatori hanno proiettato un piccolo film – documento del 1992. Eravamo nello stadio San Nicola a Bari, a Pentecoste. La giornata era molto calda. C’erano almeno quindicimila persone, forse più, tra cui ragazzi della Gioventù Francescana di Foggia – Immacolata venuti con me a esultare nello Spirito nel giorno più bello. Nel pomeriggio mi chiamano gli organizzatori, tutti amici foggiani e baresi, e mi chiedono di dar loro una mano. Uno stimato pastore, lì presente come ospite, ha chiesto con ispirata determinazione di lavare i piedi a un cattolico, in segno di richiesta di perdono e riconciliazione tra le Chiese cristiane. Hanno pensato che come francescano fossi il più neutrale, dal punto di vista simbolico e diplomatico. Non potevano coinvolgere l’Arcivescovo, né venivano altre idee. Dissi di sì, con un po’ d’imbarazzo, ma compresi. Mentre tutto lo stadio cantava e pregava conobbi Giovanni Traettino, proprio mentre si chinava e mi lavava i piedi. Tutti cantavano: “Sangue di Gesù, puliscici, guariscici, uniscici ….”. Le note erano più calde del sole pugliese. Ero giovane, con un cuore di poeta che i pagani romani avevano compreso essere un dono di nascita, un dono di Dio: iniziai a piangere per la commozione. In quello stadio che pregava, mentre il rumore delle finestre scosse dal vento e il calore delle lingue di fuoco erano gli stessi di quella prima Pentecoste, capii all’improvviso che io su quella sedia, con il jeans arrotolato sopra la caviglia che mi usciva fuori dalla tonaca rialzata, in qualche strano e poco canonico modo rappresentavo la Chiesa cattolica, rappresentavo Pietro. Ma guardavo la nuca di quel fratello che mi stava lavando i piedi con coscienza, seriamente, non per mostra e piangevo. Per quanto già a cinque o sei anni nel mio vecchio Duomo pugliese avessi fatto parte del gruppetto dei fanciulli a cui il parroco lavava i piedi nella Messa in Coena Domini, mai avevo sentito così profondamente la presenza del Signore in un suo ministro. Sapemmo dopo della veglia di tormento vissuta da Giovanni, del tentativo – tutto logico e sensato – di sottrarsi a questa strana ispirazione, del digiuno, mentre noi pranzavano nel giorno della festa, per chiedere a Dio conferma della sua volontà. Nel pastore Traettino Gesù stesso quel giorno iniziò a lavare i piedi a Pietro, ai discepoli, a tutta la sua Chiesa divisa. Gesù prese l’iniziativa quel giorno. E si mostrò ancora una volta come Servo unto dal Padre per lavare e riconciliare la sua Chiesa. Il 2006 Giovanni incontrò per la prima volta a Buenos Aires il Cardinale Bergoglio. Un incontro importante, altro che i miei poveri “bei piedi”. Un incontro all’interno di un lungo cammino di comunione ecumenica, ma anche d’inevitabile sofferenza. Giovanni ha pagato molto il suo umile gesto di fronte a qualche frangia conservatrice, ma ne era consapevole quel giorno. Così ha sopportato tutto col suo consueto sorriso. A Foggia, fine gennaio, ci siamo trovati con un quarto di secolo in più, ma con una gioia ancora più grande. Il tempo accresce il bene e fa dimenticare il dolore. Con Giovanni, con Franca sua moglie, abbiamo considerato il prossimo arrivo di Francesco da padre Pio. Chissà che faccia farebbe a vederli in mezzo al gruppo dei Frati Cappuccini. “E voi che ci fate qui?”. Una sola la risposta possibile: “Siamo amici di vecchia data, da un certo giorno di Pentecoste”.
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