EDITORIALE L'AMICO 5/2018 |
VIENE IL DIO DELLA VITA Ogni volta che scrivo l’editoriale per Natale - da vent’anni ormai - mi viene in mente il grande poeta Giuseppe Ungaretti e il suo desiderio di tepore domestico: “Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade”. Ungaretti scriveva a Napoli, in licenza dal fronte nel Natale 1916, ospite dell’amico Gherardo Marone. Egli respira forse il contrasto tra il calore della città in festa, nonostante la guerra, e la solitudine delle croci dei cimiteri di guerra e del tragico ricamo dei bagliori di fucili e cannoni sulla seta del suo cuore di poeta. Alle visioni di morte che raggelano l’anima, si oppone il calore del fuoco familiare, l’affetto degli amici. Anche questo direttore ha voglia di ritrovarsi attorno al fuoco con tutta la redazione e tutti i lettori. Una padella di castagne da arrostire, dei mandarini e i dolci della tradizione: pizza sette sfoglie, mustacciule e scarteddete, calzuncidde cu vine cutte e melene atterrete, struffoli, un bicchiere di vino dolce sono sufficienti per un lungo pomeriggio natalizio, respirando ancora la gioia del riposo vero. La vita è fatta di queste piccole cose. Oggi c’è una tendenza culturale al “mega”, all’enorme. Ma i centri commerciali dell’Occidente servono l’oligarchia dei loro ricchissimi proprietari, non le persone. Cala la genuinità dei prodotti. Si va verso l’omologazione del cibo e delle persone, sapori e odori … di plastica. Che poesia aveva la vecchia bottega vicino a casa, la confidenza col droghiere e il salumiere, la fiducia, il credito sulla parola, il pezzetto di prosciutto assaggiato sul posto. A Natale io “sto con le quattro capriole di fumo del focolare”, con l’anima di Ungaretti e coi preziosi collaboratori de L’Amico, davanti al camino acceso della mia preghiera nel cuore. Sì, voglio pensare a uno a uno a questi carissimi amici che con gentilezza silenziosa, col dono della parola scritta rendono viva questa rivista ormai antica, a ciascuno donare un grazie sincero e un abbraccio: a don Francesco Armenti e fra Luigi Lavecchia, cresciuto sotto la stessa cupola del nostro duomo, a Pina Spicciato e Anna Pia Viola, che da Campobasso a Palermo fanno sentire il profumo dei francescani secolari, a Giuseppe Carozza e a fra Giovanni Spagnolo, due professori devoti de L’Amico, a Maria Caterina Gentile, che ci riporta puntualmente la saggezza guaritrice della terra madre. Un abbraccio infine a Mario Cusenza e alla nostra segretaria, Carmen Partipilo, pilastri della redazione e a tutti coloro che hanno scritto o scriveranno con noi. L’ultimo abbraccio è al mio Ministro provinciale, fra Maurizio Placentino, e in lui alle mille fraternità dell’Ordine francescano secolare, della Gifra, degli Araldini, ai frati che scrivono sulla rivista e la leggono. Ci sono persone che non vedranno il Natale. Gli anziani volati al cielo, ma anche i giovani, le famiglie seppellite dalle alluvioni di novembre. “Ma nel cuore nessuna croce manca”, echeggia ancora Ungaretti da un'altra sua poesia, San Martino del Carso. Mettiamoci dinanzi al Presepe, carissimi. Nei piccoli segni familiari, nel Bambino Gesù adagiato sulla paglia si rifrange il mistero luminoso del Verbo Incarnato. Il Dio della vita e venuto e viene ancora in mezzo a noi. Buon Natale e felice 2019 a tutti.
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