EDITORIALE L'AMICO 5/2019 |
UN BAMBINO PER TUTTI I POPOLI H2O: abbiamo imparato la formula dell’acqua fin da bambini, anche quelli che non avevano simpatia per la chimica. È una formula semplice, come è semplice l’acqua. Eppure quanto è necessaria alla vita del pianeta e di ogni essere vivente questa semplice realtà composta d’idrogeno e ossigeno, quanto è necessaria all’essere umano. In una regione tradizionalmente sitibonda come la Puglia, per dire che una persona è onesta e semplice si dice: “È cum’e l’acqua fresca”. Il pensiero filosofico idealista e razionalista, scevro da qualunque atteggiamento di umiltà e rispetto per un mondo preesistente e bello, ha complicato la percezione delle cose. Più la conoscenza si fa complessa, più si ampliano gli spazi per le discriminazioni tra gli uomini: ci sono, per esempio, coloro che conoscono i segreti della finanza, la possibilità di guadagnare in borsa, che muovono capitali immensi per aprire un’acciaieria o una fabbrica d’auto, che poi la chiudono senza scrupoli se i loro interessi si sono spostati altrove. E ci sono quelli che subiscono l’angheria del potere, come gli operai dell’acciaieria di Taranto mentre scriviamo, dopo aver subito quella di un numero enorme di cancri e malattie alle vie respiratorie per decenni. Il modo di acquisire cultura e conoscenza, l’accesso al foro della politica, un lavoro degno delle proprie capacità sono realtà sempre più complesse. Eppure le realtà di base restano semplici. Un bambino che nasce ci riporta al respiro primordiale dell’umanità, al vagito del Figlio di Dio. Dietro un bambino c’è, secondo la poesia della natura, l’abbraccio di un uomo e una donna. Se, come capita ancora spesso, in quell’abbraccio c’è desiderio e amore, quel bambino potrà essere educato come uomo libero, potrà desiderare e amare un’altra persona, ma anche generare dei bambini, e amare, amare ancora, i bambini dei vicini, i figli dei suoi parenti, i bambini del mondo intero, e anche i vecchi e i malati e quelli che chiedono giustizia, insomma tutti. Il mistero dell’amore, infatti, è la sua diversità rispetto a tutti beni che si possono distribuire: più ne versi più ne hai, più ne doni più ne ricevi, più lo consumi più si accresce. Un mistero semplice, che sostiene il mondo. Un bambino rappresenta la realtà più semplice e più robusta del mondo. La complessità, infatti, non è garanzia di solidità. Per questo ha senso proporci come cristiani a tutti coloro – potremmo dire – che amano i bambini, che intendono costruire per loro un mondo migliore. Per questo guardo con compatimento mesto i poveri idolatri del politically correct, con la loro frenesia di far sparire già da alcuni anni il Bambino dall’iconografia natalizia, per sostituirlo con corna di renne, slitte senz’anima e mitologia asettica. Qualche smarrita maestra italiana che “non vuole offendere” i bambini di altre religioni, e nasconde l’icona di quel Bambino che non può che ispirare vita e pace anche ai credenti di altre religioni, anche ai non credenti. Non si comprende che il dono più grande che il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe ha fatto all’umanità è stato mandare il suo Figlio eterno nella carne profumata di latte di ogni bambino del mondo. Prima ancora di parlare di Battesimo e sacramenti, ogni bambino del mondo è fratello di Gesù di Nazareth perché bambino, perché cucciolo d’uomo, perché discendente di Adamo. Nato a Betlemme di Giudea, figlio di Davide, del popolo ebreo, secondo la carne, Gesù è il Bambino divino, il Salvatore del mondo, il Figlio di tutti i popoli, il Bambino universale che guida a salvezza tutti gli altri bambini, gli adulti, gli anziani, tutta l’umanità. Chi ha incontrato il Bambino divino, come i Magi d’Oriente, come i Pastori della notte di Betlemme, come Simeone e Anna al tempio, come Francesco nella notte di Greccio, si sente infiammato d’amore e spinto con un dolce impulso missionario ad annunciarlo a tutti, ad ogni popolo della terra, in ogni lingua e cultura. Questo è tutt’altro che ossessivo proselitismo o intolleranza religiosa, a cui purtroppo noi cristiani veniamo sottoposti spesso in altri paesi e altre culture. Questo è testimonianza d’amore alla vita, d’amore all’umanità. Su questa base si può spezzare il pane in pace e bere il vino di Natale con ogni uomo di buona volontà. Con Rabindranath Tagore, ad esempio. È lui che ha scritto: “Ogni bambino che nasce ci ricorda che Dio non è ancora stanco degli uomini”. Buon Natale, amici lettori. Buon 2020.
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