RACCONTO LA STORIA

EDITORIALE L'AMICO 5/2012

CREDO: IL VERBO SI E' FATTO CARNE

"Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio" (Is 9,6). Le parole di Isaia, che risuonano nella notte santa, ci riportano alla semplice verità del Natale.

Ricordo nella mia infanzia l'odore particolare che trovavo andando a visitare qualche parente o amica che aveva appena partorito. Era un odore "di neonato". Non so dire scientificamente cosa potesse essere. So che nella mia memoria è infisso quell'odore, che ritrovavo come una costante in ogni stanza da letto dove ci fosse una puerpera e il suo bambino appena nato.

Il Natale è anzitutto questo: l'odore del Figlio di Dio nato dalla Vergine Maria, misto all'odore del fuoco di legna raccattata, a quello della stalla e dei pastori venuti ad omaggiare il Salvatore. Il Figlio eterno del Padre si è fatto carne. La relazione col mondo e con le creature passa necessariamente attraverso i cinque sensi e li coinvolge,  in modo biunivoco: i sensi del Bambino divino, e poi del fanciullo, del giovane, dell'uomo; i sensi degli uomini e delle donne che incontrerà, da Maria, Giuseppe, i pastori ... fino alle mani dei soldati romani che lo crocifiggono, ancora oltre, fino alle mani di Tommaso che toccano nelle ferite dei chiodi e della lancia il mistero potente e luminoso della vita di Dio, che scardina le mascelle della morte.

Noi cristiani crediamo che il Verbo si è fatto carne. La nostra fede nasce da lontano: da colei "che ha creduto", Maria, e da Giuseppe; dai pastori e dai magi, dal vecchio Simeone e da Anna. Il Dio d'Israele, l'unico vero Dio, ha compiuto le sue promesse: il Messia è venuto: "Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della Pace" (Is 9, 6). L'Europa aveva sussunto da secoli questa verità antica. Tutta la simbolica natalizia, da quella nobile della liturgia a quella commerciale e sociale deriva da questa verità creduta: il Verbo si è fatto carne! Da qualche anno, tuttavia, si assiste alla negazione teorica della verità di fede che ha generato la celebrazione del 25 dicembre. In nome di un buffo rispetto per le altre religioni si dice che bisogna evitare i simboli cristiani. I veri fedeli di altre religioni non sono offesi dalle celebrazioni cristiane, e lo dicono. A monte di queste discettazioni "bobo" (gergo francese per dire "borghesi - bohemien") c'è il più freddo razionalismo, un laicismo agnostico e presuntuoso.

L'anno della fede, appena iniziato, ci spinge a "rendere ragione della speranza che è in noi" (cf. 1 Pt 3,15). Siamo chiamati ad approfondire la nostra fede, a celebrarla, ad annunciarla, con serena coerenza, con passione, con un rispetto costante di ogni uomo, con una fedeltà radicale al Figlio dell'Uomo, il Verbo eterno che per noi ha assunto la carne umana.

Le povere renne, creature di Dio, sono usate come alibi estetico natalizio. Le si espone nelle scuole e nei negozi per celebrare un Natale "inoffensivo" per musulmani e buddisti ... anche se io e la mia "razza" non ci offendiamo mica per la "festa del montone" nel culto islamico. Avessi grandi mezzi produrrei un film Disney in cui le renne si ribellano a questo ruolo "ateo" imposto e riportano Gesù Bambino sulla terra con la slitta di Babbo Natale (che poi è San Nicola - Santa Klaus!). Mi accontenterò di dare il Bambino Gesù nelle mani di Daniela, la più piccola dei miei nipotini, per farlo nascere nel presepe di casa. Se avete bisogno d'aiuto, vi aiuterò a sistemare paglia e muschio nel vostro. E' semplice il Natale. E' vero, come il profumo del muschio, come i calzoncini col vino cotto che mi ricordano mio padre e mio zio, come il vagito di un bambino, come la sicurezza delle braccia amorose che lo sollevano, come il tepore della guancia che si poggia sulla sua e lo rassicura. Il Verbo si è fatto carne. Cristiani, ricordiamolo al mondo! Dolcemente.

Buon Natale!

© Antonio Belpiede - all rights reserved


(Fonte: Antonio Belpiede, L'AMICO DEL TERZIARIO)

Torna Indietro Stampa