Sono giunto a Roma il giorno dell'Epifania, per incontrare in Curia Generale il Ministro del nostro Ordine, fra Mauro, e gli altri fratelli e celebrare insieme l'ultimo evento natalizio. La nostra Curia si trova provvisoriamente presso il Collegio Internazionale "San Lorenzo da Brindisi". I gatti del Collegio mi hanno guardato indolenti, come un inatteso e indifferente regalo della Befana.
In pochi giorni ho avuto la tessera del Vicariato di Roma, per celebrare i sacramenti e confessare in diocesi, e quella necessaria per accedere agli uffici della Santa Sede, per il nuovo lavoro affidatomi.
Entrando in contatto - per la prima volta non nella prospettiva del turista - con la realtà dell'Urbe mi è venuto numerose volte avanti agli occhi l'ottimo direttore de la Repubblica Ezio Mauro. Ricordo qualche suo intervento sull'eccessiva presenza della Chiesa cattolica a Roma. In realtà sono tanti, non tutti al livello intellettuale di Mauro, a ripetere ogni tanto questo clichè della "Roma clericale e papalina". Va riconosciuto che preti e affini hanno talvolta dato cattivo esempio. Non parlo dei "delitti gravi", contro i quali da anni ormai la Chiesa si è schierata severamente, perseguendoli ovunque con determinazione inappuntabile, ma degli atteggiamenti di opportunismo, carrierismo, del legame al denaro che spesso hanno reso antipatici uomini e donne "di Dio".
Contro questi atteggiamenti, tuttavia, la Chiesa si muove in decisa conversione col suo pastore supremo. E' proprio Papa Francesco ad esortare con quella sua potente forza sorridente i fratelli e le sorelle della Chiesa, i chierici e i religiosi in particolare, a"vivere come Gesù", citando una bella canzone brasiliana. Non mi pare che le istituzioni laiche della Repubblica tricolore vivano lo stesso cambio di passo.
Allargando l'obiettivo da San Pietro a tutta Roma, volando con le prime rondini che ormai attendiamo, guardo la costellazione di basiliche e chiese, i monumenti cristiani, le catacombe. Vado oltre. I dicasteri della Santa Sede, in gran parte dislocati su Via della Conciliazione, ma anche a Trastevere e in Via di Propaganda, sono uffici di governo centrale della Chiesa. I Prefetti, i presidenti, i segretari sono cardinali e vescovi che vengono da ogni parte del mondo. A questi uffici affluiscono affari di diverso tipo da ogni angolo del pianeta, e preti e laici e religiosi vengono a Roma per questi affari. Penso ancora al Palazzo della Cancelleria, dove ha sede la Rota Romana, la "Cassazione " per le cause di nullità del vincolo matrimoniale, agli altri palazzi giudiziari e infine alle Università pontificie: la mia, la Santa Croce, dove i miei maestri mi hanno insegnato il Diritto canonico che ho esportato in Africa, quelle più antiche: Gregoriana, dei Gesuiti, Angelicum, dei Domenicani, Theresianum dei Carmelitani e Augustinianum e il Laterano, l'Ateneo salesiano e altre. Ci vorrebbe un articolo solo per citare tutte le istituzioni educative romane e ancora le riviste scientifiche e quelle divulgative, le innumerevoli pubblicazioni, le tesi di licenza e dottorato di cittadini del mondo che arricchiscono la cultura romana.
Tra i cardinali di tutto il mondo, tra molti arcivescovi e vescovi, tra migliaia d'intellettuali cattolici che hanno studiato a Roma la lingua italiana è familiare. Il movimento dei popoli verso Roma, sia quello turistico sia quello per le attività di governo delle Chiese locali in relazione con la Chiesa Madre dell'Urbe è fortemente dovuto alla presenza delle istituzioni cattoliche. Se una notte un diavolo potente e dispettoso facesse sparire da Roma San Pietro e tutto quanto vi è connesso ... non resterebbe granché. Per quanto faccia male dirlo a un patriota italiano quale sono, Roma non è una grande capitale europea. Roma non è Parigi, non è Londra, non è Berlino, non ne ha i servizi, non ne ha l'efficienza né l'immagine internazionale. Le istituzioni cattoliche danno alla città una caratura internazionale che non avrebbe in altro modo. Quando - atteggiamento tipico del "burino" romano - mi si tirano fuori i monumenti e la storia antica, penso che lo stesso ragionamento si può fare per Atene. E Atene non è certo un modello da imitare in questa fase storica.
Ciò che fa Roma unica e grande è la sua identità cristiana. Non so se il dottor Mauro leggerà mai queste righe di un povero frate. Forse potrebbe avere qualcosa su cui riflettere. Intanto i commercianti di Borgo Pio e di via Cola Di Rienzo hanno già beatificato Papa Francesco. La crisi non sarà finita ... ma qui a Roma ha ricevuto un duro colpo, grazie a lui e al suo "buonasera!".
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(Fonte: L'AMICO DEL TERZIARIO) |