Perché parlare di pace nel tempo delle efferate uccisioni a fil di lama dei fondamentalisti islamici? Nel tempo in cui un padre lega la figlia accusata di adulterio e la lapida assieme ad altri uomini ferocemente religiosi? Così inizio, parafrasando Holderlin in Pane e Vino: "Perché i poeti nel tempo della povertà"? In realtà dei poeti non si può fare a meno, perché sono gli unici - continua Heidegger in Holzwege - Sentieri interrotti - che riescono a trovare un cammino nella selva oscura, percorsi di vita creativi che infrangono la depressione maniacale dei sentieri liquidi, geometrici e consumistici dei nostri giorni di decadenza occidentale. La parola del poeta ... il sussurro di Giacomo Leopardi tra le foglie della siepe sul colle dell'Infinito, l'esametro guerriero urlato da Tirteo per esaltare gli spartani alla battaglia, le carezze di Foscolo alla sera e quelle alla notte di Byron, i versi graffianti e teneri d'amore disperato di Alda Merini, la risacca di cuore dolcissima di Vinicius De Moraes, i sospiri di tutti i poeti danno all'umanità l'ossigeno della speranza. Più forte è la decadenza, più è necessaria la poesia.
Più forte è il potere del male ... più necessario è il Nome di Gesù. Vedo l'intero pianeta come un cenacolo dove siamo rinchiusi come gli apostoli per timore dei Giudei, per paura dell'Isis o dei trafficanti d'organi di bambini, terrorizzati a volte dal male oscuro, senza nome e senza volto. Incontrare Gesù significa anzitutto contemplare il volto bellissimo della vita che ci viene incontro - nonostante le porte chiuse - nel luogo stesso delle nostre angosce, perché in Lui era la vita prima che il mondo fosse. Ascoltare la voce di Gesù che dice "Pace a voi" vuol dire sentire la pioggia di primavera scendere dolcemente sulla terra riarsa. Annusare il profumo della sua pelle di Risorto immette nella brezza divina che aleggiava sulle acque nella creazione. Baciare la sua guancia porta nel paradiso dove i sensi sono trasfigurati nell'ordine armonioso del tre volte Santo. Toccare col dito, come Tommaso, i fori delle mani e mettere le quattro dita nella ferita del costato immerge nella pace profonda di Dio: non uno sforzo diplomatico, nemmeno ascesi o conversione personale ma lasciarsi toccare da Dio che si fa toccare, lasciarsi guarire dal Dio Crocifisso che mostra i segni della passione come gioielli che adornano la vita, gemme di amore versato, effuso in torrente perenne sulla terra arida del mondo. La Pace è Lui, il Cristo: non un concetto o una situazione di relazione politica tra stati, popoli, persone, ma una persona, il Signore risorto: Gesù!
La pace non conosce imposizione. La pace si offre con la seduzione tenera e libera dell'amore vero. Chi accetta Gesù che gli viene incontro mite e radioso avverte pace, gioia, amore e libertà a un tempo. Sperimenta anche guarigione e potenza. "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra ... Andate dunque ... Come il Padre ha mandato me, così anch'io mando voi". Nel cenacolo Gesù alitò sui discepoli e disse "Ricevete lo Spirito Santo!". Lo Spirito d'amore che lega Padre e Figlio nella libertà radicale dell'amore da potere alle nostre membra infiacchite dai conflitti, dalle paure e dalle depressioni. L'amore accettato ci trasforma in "guerrieri di pace", gente capace di ripresentare l'unico Signore in tutti i cenacoli chiusi del mondo, di portare la sua guarigione in ogni situazione di paura e violenza conseguente. Come diceva Peter Gabriel: "Fear is the mother of violence" - "La paura è la madre della violenza". Ma "l'amore di Dio vince la paura" dice l'apostolo Giovanni. Chi ha superato la paura è capace di disarmare la violenza, come Gesù, anche se a volte il prezzo è il proprio sangue.
Robert Cheaib, caro amico teologo, e tutti gli altri che scrivono su questo numero ci invitano in fondo all'incontro personale con Gesù. Egli ha il potere di entrare nella cella - a volte davvero buia e scura - del nostro cuore, nonostante le porte sprangate dalla paura, e risuscitare la nostra gioia di vivere col suo "Pace a te, piccola mia ... piccolo mio". E tu, amico, amica, invocalo ora, senza esitare: "Vieni, Signore Gesù. Vieni nel mio cuore. Tu ... tu sei la mia pace, la nostra pace!".
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(Fonte: L'AMICO DEL TERZIARIO) |