GLI ORMONI DELLA DEMOCRAZIA*
"[Oggi] la cosiddetta offerta politica ai cittadini tende a essere monotona [...] l'ingresso per le forze di mutamento è molto stretto e tende a ridursi progressivamente. Lo stesso passaggio elettorale è davvero significativo per il rinnovamento delle élites? O è semplicemente una distribuzione di pesi, ma all'interno del medesimo gioco?"
[G. Zagrebelsky, in Canfora - Zagrebelsky, La maschera democratica dell'oligarchia, (un dialogo a cura di G. Preterossi), Bari, 2014, pp. 37 - 38].
Appassionatamente il nostro presidente del Consiglio, Matteo Renzi, si batte per il Sì al Referendum come se fosse questione di vita e di morte. Gustavo Zagrebelsky, Luigi Volpe e altri, al contrario, sostengono il NO. I loro argomenti vengono dalla disciplina dell'insegnamento, hanno la lentezza della riflessione seria, che supera le stagioni del parlare veloce ed effimero, i colpi a effetto del populismo semantico, come i cerchi progressivi di una quercia segnano, nell'intimità del suo tronco sigillato, il lento passare delle stagioni e degli anni, in questo caso le stagioni e gli anni della nostra bella Costituzione, germogliata sul tronco tagliato e insanguinato dell'Italia che veniva fuori dalla guerra e dalla dittatura fascista.
Il messaggio sintetico che passa a favore del Sì è che la democrazia italiana abbia bisogno di essere liberata, velocizzata. Il giovane Luca sulla fiancata di un autobus dice che vuole un paese meno burocratico, e quindi vota sì. Speriamo che la promessa di un "paese agile" non sia come quella del risparmio. Si promette di salvare un 40 milioni di Euro sul numero dei senatori ... ma con decine di immensi palazzi vuoti della Pubblica Amministrazione in Roma (si parla di circa un milione di metri quadri) sono stati sborsati di recente 73 milioni di Euro per comprarne uno nuovo per l'Agenzia delle Dogane. Chi ci ha guadagnato? Non Luca ritratto sull'autobus, non i cittadini. Ci fanno sognare una democrazia più efficiente, intanto abbiamo alle spalle una lunga stagione in cui non abbiamo nemmeno potuto esprimere la preferenza per il nostro deputato: liste "gerarchiche", bloccate dai partiti. Dopo una sentenza della Corte Costituzionale che ha fulminato d'inconstituzionalità questa privazione dei cittadini elettori, la nuova legge elettorale per la Camera torna a dare la possibilità di due preferenze.
Restiamo comunque lontani dal sapore della democrazia di popolo. Il Papa scrive che il pastore "dovrebbe avere la puzza delle pecore". Il deputato in un collegio uninominale, modello inglese, avrà l'odore dei minatori o degli impiegati che lo eleggono, che faranno la differenza tra il Labour e i Conservatori, e questi possono controllarlo più agevolmente, salutarlo per strada, parlargli. Le varie democrazie occidentali aumentano sempre più il divario tra cittadino rappresentato e suo rappresentante. La stessa nuova legge elettorale per la Camera dei deputati concede ancora ai Capilista scelti dai partiti di essere presenti in numerosi collegi. Signori torinesi si candidano a Bari, ma anche a Salerno, a Pescara a Palermo, politici milanesi a Catania o Napoli. Quando l'elettore vedrà il suo deputato? Quando sentirà i suoi passi la terra che dovrebbe esserne rappresentata e difesa? E' uno dei meccanismi della "cooptazione": il mantenimento dello stesso ceto politico, la chiusura a ogni efficace e davvero democratico mutamento, di cui scrive Zagrebelsky.
Voliamo un attimo negli Stati Uniti. Molti amici americani competenti hanno espresso la loro delusione prima delle elezioni presidenziali: "Non si tratta di scegliere il migliore ... ma il male minore tra i due candidati principali". Il partito democratico ha scelto con operazioni d'élite la candidata meno amata dagli americani. Il serio Joe Biden, vicepresidente uscente, avrebbe vinto a man bassa contro Trump. Eppure il Presidente Obama ha lottato con tutte le sue forze per la Clinton. E il popolo americano - o per lo meno quelli a cui ancora interessa votare - ha mentito ai sondaggisti (ma il voto ... non era segreto?) e scelto Trump.
Viene allora in mente quanto il professor Luigi Volpe, emerito di Diritto Costituzionale nella facoltà giuridica barese e Coordinatore per la Puglia del Comitato "Scelgo NO", affermava il 31 ottobre su La Gazzetta del Mezzogiorno. L'articolo s'intitola La Costituzione non va raggirata: "Si scambia indebitamente il tema dell'assetto delle istituzioni con quello della qualità della classe politica. [...] Non a caso il dibattito sulla riforma si sta accompagnando per spontanea germinazione a quello dell'alternativa tra democrazia e oligarchia".
Se la legge elettorale per la Camera lascia ancora grande distanza tra elettori e deputati, ancor peggio andrebbe per il Senato, in caso di vittoria del Sì non più elettivo: "Un dopolavoro di 74 consiglieri regionali e 21 sindaci", commenta caustico Volpe.
Più si distanziano i politici dal popolo che dovrebbero rappresentare, più la democrazia s'indebolisce, si maschera. Siamo abitutati a vedere giovani che, seduti a un tavolo di pizzeria o ristorante o in discoteca, chattano con persone lontane senza respirare il profumo del ragazzo o della ragazza accanto. I loro ormoni sembrano essere diventati virtuali, spenti, privi di vita. Il timore è che anche gli ormoni della democrazia siano fortemente indeboliti, che la rappresentanza parlamentare sia sempre più virtuale, che come è noto non ha nulla a che fare con "virtuosa". I tecnocrati di Bruxelles e Strasburgo decidono financo cosa mettere o togliere dal piatto dei cittadini europei. Questi possono solo illudersi di votare questo o quel deputato scelto dai partiti, che brillerà con ottima probabilità per assenteismo.
Volpe ci dona un'immagine di uno scienziato politico anglosassone: "La Costituzione è come l'albero della nave cui Ulisse s'incatenò per non farsi sedurre dal canto delle sirene". E conclude: "La Costituzione si rifiuta di essere ingannata dal flauto magico di sedicenti riformatori, non a caso ispirati e sostenuti da potenti agenzie di rating".
* Questo articolo giungerà nelle mani dei nostri lettori dopo la celebrazione del Referendum del 4 dicembre. Qualunque ne sia l'esito ... il dibattito continua. Perché la democrazia è una moglie (o un marito!) esigente, che pretende attenzione e intelligenza dal partner ... altrimenti si trasforma nella maga Circe dell'Oligarchia ... e i cittadini ... (Rileggete l'Odissea!).
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(Fonte: L'AMICO DEL TERZIARIO) |