RACCONTO LA STORIA

FRATE VENTO L'AMICO 3/2017

SCELTA RELIGIOSA SCELTA POLITICA

Il 1968, in un Convegno che coronava una riflessione iniziata già durante il Concilio, l’Azione Cattolica italiana si espresse a favore della Scelta religiosa. Si decise di orientarsi prevalentemente sulla formazione spirituale del laicato, a fronte di una tradizione che aveva collegato spiritualità e impegno politico effettivo, con l’impegno di schiere di membri laici dell’associazione nella politica concreta, segnatamente nella Democrazia Cristiana. Chi conosce l’Ofs e la sua storia, sa bene che, dopo il Concordato del 1929 e ancor più dopo la guerra, negli anni fervidi e magnifici della ricostruzione dell’Italia, il lemma ricorrente tra i laici cattolici e le gerarchie ecclesiali era: “Al Terz’Ordine per la formazione spirituale, all’Azione Cattolica per l’impegno politico e sociale”. Era diffusa la doppia appartenenza, la tessera dell’Azione Cattolica e lo scapolare del Terz’Ordine di san Francesco, che stigmatizzava il pio dualismo.

Fino alla crisi della Democrazia cristiana, che coincise con quella dell’intero sistema dei partiti della cosiddetta “Prima Repubblica”, e vide il suo epilogo nel 1994, il dibattito tra i laici cattolici più attenti si strutturava sulla dialettica tra DC, unico partito d’impegno politico potenziale, o varietà di scelte possibili, a destra o a sinistra. Con la fine della prima Repubblica sembra che la discussione si sia in qualche modo insabbiata. Gli ultimi vent’anni, del resto, hanno visto calare poco a poco non solo il senso etico generale, ma anche il fattore epico dei discorsi dei giovani in particolare. Raro sentire fremiti di civile passione! Trovate per favore, a questo provato educatore di giovani nella Gioventù Francescana e altrove, un giovane che parli di politica oggi. Nel 1968 si urlava per le strade chiedendo “Diritto allo studio”, oggi ci si adatta individualmente a un sistema scolastico e universitario sempre più privatizzato. Oggi la selezione non è fatta sul merito, ma sul capitale che il genitore può investire per la formazione del figlio. E quando si sbarca dalla laurea alla ricerca del lavoro viene ancora il peggio. Che dolore per un pastore di sangue italiano come frate Vento vedere schiere di giovani intellettuali salpare le ancore per Londra o la Francia, l’Europa o gli U.S.A. Qualche scellerato ministro di questa povera Repubblica, che non merita nemmeno la citazione, ha detto al riguardo: “È meglio non averli tra i piedi” (Fonte: Il Giornale, 19 dicembre 2016).

Il dramma è che anche i migliori tra i nostri giovani hanno perso l’alfabeto della politica. I mezzi di comunicazione velocissima che possediamo, dal nostro cellulare “smart” agli altri schermi di taglia maggiore che tutti abbiamo tra le mani, non possono sostituire il portico del Comune medievale né il Foro romano o lo “stoà” greco. La democrazia è legata al contatto umano, all’odore dell’interlocutore, all’emozione della dialettica e al controllo del rappresentante. Ci vuole la piazza per crescere nella democrazia e le aule dove si dibatte e governa, dal piccolo comune al Parlamento.

Presentando a Roma il 14 giugno il libro di Massimo Milone, Dal Sud per l’Italia. La Chiesa di papa Francesco, i cattolici, la società (Guida editori), il Segretario generale della CEI, Mons. Galantino ha definito fondamentali “il ruolo, la presenza e il contributo che può venire dalla Chiesa e dai credenti per rimettere al centro in maniera seria e significativa il tema, i problemi e le risorse del Sud e quanto il Sud, con le sue enormi e mai sufficientemente valorizzate potenzialità, può fare per contribuire alla crescita dell’Italia”.

L’accettazione passiva d’un’Italia a due velocità pesa sull’equilibrio di tutto il paese. E, purtroppo, la forbice si va allargando. La disoccupazione giovanile al Sud Italia è pari al 54 per cento.

Il recente Convegno annuale dei Gruppi di Preghiera di padre Pio (San Giovanni Rotondo, 21 – 23 giugno) ha trattato il tema “L’opera umana e sociale di san Pio da Pietrelcina”. Tra i relatori Monsignor Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto, Presidente del Comitato organizzatore delle Settimane sociali. Il presule ha efficacemente coniugato il problema lavoro con il diritto alla salute e i problemi dell’insensibilità ambientale. Si parla ormai di eco – mafie. E se l’interramento clandestino di rifiuti tossici porta – pare – più denari alle congreghe criminali che il tradizionale sfruttamento della prostituzione, dona anche un numero di morti altissimo. La gente deceduta negli anni a Taranto di tumore alle vie respiratore lo deve a un’imprenditoria che ha massimizzato i profitti senza pensare alla vita della gente; chi muore nella Terra dei fuochi deve ringraziare la Camorra e così via.

Tutto questo postula un’azione politica seria. L’impegno di padri e madri di famiglia che con cuore e intelligenza si spendano per una nuova politica. Ma, se ci guardiamo intorno, il panorama è deprimente. Appena oltre il velo della retorica di questa o quella parte, c’è il vuoto di onestà e competenza, la bagarre faziosa su una legge elettorale che non si fa, i privilegi per la casta politica che crescono anziché diminuire. E intanto “partono i bastimenti … pe’ terre assai luntane” e partono carichi dei nostri figli.

Pare a questo frate che la demolizione dei vecchi partiti non abbia portato a soluzioni migliori. I comici che fanno ridere, con grande professionalità, magari fanno piangere da capi partito, anzi, da duci del “partito che non c’è”. La stessa attesa dell’italiano medio di “qualcosa di nuovo”, il contemporaneo senso di sfiducia verso ciò che si vede evidenziano un VUOTO DI POLITICA, di politica seria intendo o, per dirla con le parole di papa Francesco all’Azione Cattolica il 30 aprile scorso: “La Politica con la P maiuscola!”.

Un mistico come padre Pio vide la gente soffrire nel paesino garganico il 1916. Subito pensò a “dare sollievo ai sofferenti”. Costruì un primo ospedale in centro, dedicato a san Francesco. Più tardi la Casa Sollievo della Sofferenza. Un altro grande santo, Giovanni Bosco, capì che la rivoluzione industriale postulava addestramento professionale per i giovani abituati alla campagna, e fondò un imponente sistema di formazione per essi.

Se manca un ceto politico di alto livello … va formato. È giunto il tempo, ed è questo, di “dare sollievo” alla democrazia sofferente. Nel Convegno di San Giovanni Rotondo mi sono alzato e ho detto con chiarezza che dovremmo impegnarci ad aprire scuole di addestramento alla politica. Mons. Santoro ha sorriso e detto che lui a Taranto ce l’ha già, solo che per evitare malintesi l’ha chiamata Scuola di formazione sociale. E già. Perché in Italia c’è ancora chi sostiene che i Galantino e i Santoro e tanti altri vescovi e chi scrive non dovrebbero parlare di queste cose. Ma i più non sospettano chi siano i referenti immediati dei Prefetti d’Italia nella gestione di certe emergenze. Questi spesso telefonano, accorati, a Vescovi e Superiori religiosi perché accolgano immigrati. E le porte di parrocchie e conventi e strutture ecclesiali si aprono. Una Chiesa alleata dello Stato nella gestione delle emergenze non può chiudersi in sacrestia quando c’è da progettare strategie per risolvere i problemi. E – lo ricordo – la politica è questo, non sistemare i parenti, come anche gli ultimi salvatori della patria hanno presto imparato. È la politica con la Maiuscola di papa Francesco, che cita un po’ un grande Papa passato, Paolo VI. Nell’enciclica Populorum Progressio, un anno prima che scoppiasse la contestazione studentesca e operaia, nel 1967, il Papa bresciano scriveva: “La politica è la forma più alta di carità”.

Scelta religiosa allora? Certo, come padre Pio e don Bosco, come La Pira e De Gasperi e mille altri: Dio e l’uomo, Vangelo e Politica.

 

© Antonio Belpiede - all rights reserved


(Fonte: L'AMICO DEL TERZIARIO)

Torna Indietro Stampa