Di quale Francesco parla il titolo? Del nostro padre Serafico Francesco d’Assisi? Del Papa regnante che ha scelto di portare il suo nome? La voluta evanescenza gioca al raddoppio. Vogliamo seguire entrambi.
Seguire il nostro fondatore, del resto, significa partecipare di un carisma che si sostanzia essenzialmente in un imperativo missionario, che sgorgò dalle labbra del Cristo Crocifisso e glorioso a San Damiano: “Francesco va’ e ripara la mia Chiesa, che come vedi va tutta in rovina”. Quest’imperativo divenne in Francesco una vita profumata di Vangelo e condivisa come pane spezzato con ogni fratello e sorella, anzi, con ogni essere vivente, considerato e chiamato “fratello”, “sorella”, perché creato dal cuore dell’unico Padre di Gesù Cristo e nostro.
Lo stesso comando si è prolungato nel tempo con azioni tendenti all’attualizzazione del carisma, al suo abbraccio con le situazioni storiche differenti. Vivente Francesco, sarà l’appassionato dottore portoghese, frate Antonio di Padova, a persuadere Francesco della necessità di far studiare teologia ai frati. Il Concilio Lateranense IV aveva per la prima volta aperto la possibilità che altri soggetti, oltre i Vescovi, predicassero il Vangelo. I Frati minori – sacerdoti e no – approvati dal Ministro generale, erano chiamati a inondare di predicazione l’Europa. Per questo, tuttavia, occorreva studio serio. E Francesco ascoltò frate Antonio e benedisse il suo zelo. Che sia Innocenzo, Onorio o Gregorio, i Papi della nascita del Francescanesimo, che sia Giovanni XXIII o Paolo VI, i Papi del Concilio Vaticano, o Francesco Bergoglio, servire fedelmente “il Signor Papa” costituisce nucleo essenziale della fedeltà di Francesco e dei francescani alla missione affidata dal Signore Gesù.
“Il Signor Papa”, dice dolcemente, nel suo fiorito italiano delle origini, Francesco. Non così lo hanno chiamato recentemente taluni prelati che lo hanno frontalmente accusato sul pubblico e improprio foro dei Mass – Media. Bene ha fatto il Cardinale Marc Ouellet, nel suo ufficio di Prefetto della Congregazione dei Vescovi, a riprendere il Vescovo in questione: “In risposta al tuo attacco ingiusto e ingiustificato nei fatti, caro Viganò, concludo dunque che l’accusa è una montatura politica priva di un reale fondamento che possa incriminare il Papa, e ribadisco ch’essa ferisce profondamente la comunione della Chiesa”.
Da Frati minori cappuccini speriamo che il richiamo del Cardinale serva, preghiamo che il cuore dei credenti, dei Vescovi, che proseguono nel tempo la comunione del Collegio degli apostoli con Pietro, riconosca in lui, con gli occhi della fede, “il dolce Cristo in terra”, come lo chiamava Caterina da Siena.
Al termine del Capitolo generale che ha eletto nuovo Ministro generale fr. Roberto Genuin, il 14 settembre ci siamo recati, circa 250 frati, a visitare papa Francesco. Al termine dell’incontro frate Nicola, dall’Abruzzo, ha fatto un piccolo show per il Papa. E Francesco ha riso, di cuore. Perché la Chiesa si ripara anche … consolando il cuore del Signor Papa, come “giullari” eredi di Francesco. Ma questa è un’altra storia, che lasceremo raccontare a frate Vento.
Siamo frati di Francesco d’Assisi e seguire lui significa seguire “il Signor Papa”. Mandaci, papa Francesco: è vero che la Chiesa ha ancora bisogno d’esser riparata. Mandaci!
P.S.: Consentite al vostro vecchio direttore una parola sul testo di questo editoriale. Una fascia degli abbonati leggerà queste parole come lettera inviata col caldo invito a sostenerci. Per la prima volta non riceveranno l’Amico. Si tratta di coloro che non versano l’abbonamento … da oltre 10 anni. Senza mattoni non si ripara la chiesa a San Damiano … il vostro abbonamento è il nostro mattone.
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(Fonte: L'AMICO DEL TERZIARIO) |