FRA NICOLA E IL SIGNOR PAPA
È difficile la produzione in serie dei frati. Prima del Concilio si era arrivati a esaltare la “santa uniformità”, una sorta di pia pretesa di avere i frati totalmente irreggimentati: nell’abito, negli atti, nel comportamento. Oggi si parla, più ragionevolmente, di pluriformità. È quanto diceva Santo Francesco, uomo geniale ed elastico, quando adattava certi usi “secondo tempi, luoghi e freddi paesi”. Andare coi sandali sulla costa siciliana è un sollievo molti mesi l’anno … in Svezia non è la stessa cosa.
Anche in tempi di varietà, tuttavia, fra Nicola è davvero unico. Di papà pugliese e mamma abruzzese, di formazione avvocato civile, eletto Ministro provinciale dell’Abruzzo, in realtà ha uno straordinario carisma per le imitazioni. I suoi pezzi forti: due Ministri generali, fra John e fra Mauro, il Procuratore generale, frate Antonio, e il Consigliere di Francia, fra Pio, ma soprattutto il mitico fra Felice di Messina, e poi una serie di animali: il gorilla, la cozza, il barboncino, la gallina.
Il 14 settembre, esaltazione della Croce, tutti noi frati partecipanti al Capitolo generale che ha eletto fra Roberto nuovo Ministro generale siamo in Vaticano, convocati dal Santo Padre Francesco. Nella Sala Clementina fra Nicola mi confida (quando fa la faccia seria è terribile, rischia di far ridere di più): “Fratello mio, il Papa sta soffrendo troppo. Lo stanno attaccando. Anche uomini di Chiesa. Soffre … e io voglio provare a farlo ridere oggi, a dargli un momento di relax”. Ho capito che alla faccia seria corrispondeva una seria intenzione e l’ho incoraggiato.
Ero in prima fila, accanto al Ministro e ai neo eletti Consiglieri generali, e avevo già salutato il Papa. La processione dei frati continua e arriva il turno di Nicola. Lo vedo fermarsi dinanzi a Francesco, le mani nelle mani del Pontefice. Gli dice qualcosa. Non posso ascoltare, ma il Papa sembra prima un attimo perplesso, poi annuisce e fa segno alla sua sinistra, dove c’è il Prefetto della Casa Pontificia, il vescovo Georg Gaenswein. Nicola si ferma da lui, a quattro o cinque metri dal Papa. Il Vescovo lo ascolta, poi si gira verso la prima fila. È stato mio professore di Diritto canonico e mi conosce. Richiamo la sua attenzione alzando la mano destra col pollice verso il cielo, per dire: “Positivo. Ok”. Mi guarda direttamente e gli confermo: “Prima qualità. Lo lasci fare”. Il Vescovo sorride e Nicola resta lì, vicino a lui e al Ministro generale, fra Roberto.
Tutto terminato, il Papa si siede. Fra Nicola comincia a imitare la gallina. I fotografi e cineoperatori dell’Osservatore romano e del Centro televisivo Vaticano sono attenti a registrare tutto, e ridono dietro gli obiettivi. La risata si sparge come il boato sordo e benefico di un terremoto del cuore, dei muscoli della bocca, di tutto il corpo e del suo spirito vitale. Ridono i frati, ridono i monsignori, ride il germanico Gaenswein … e ride il Papa, in maniera crescente, abbandonandosi al momento di gioia che un figlio di san Francesco ha pensato di donargli, abbandonato al calore di duecentocinquanta cuori cappuccini che lo amano, lo difendono, pregano per lui, per il “Signor Papa” amato dal poverello di Assisi.
Posso solo evocare i numerosi “coccoooooodeeeeeè” che escono dalla gola, ormai “animalizzata” dall’arte teatrale, di fra Nicola. Non è possibile riprodurre per iscritto la vocale conclusiva prolungata, l’urlo finale della Gallina - Nicola che rappresenta, dopo minuti di travaglio, il dono dell’uovo. E Nicola fa il gesto di prenderlo e lo porge, da chioccia cattolica, a papa Francesco. Il Signor Papa ride, come un fanciullo rilassato. Le tante tristezze che tali uomini di Chiesa gli danno negli ultimi tempi sono state eclissate dall’amore di … sorella gallina, anzi di fratello Nicola e di tutti i frati. Viva papa Francesco. Viva san Francesco.
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(Fonte: L'AMICO DEL TERZIARIO) |