LETTURE D’ESTATE E D’AUTUNNO
Giornali e rotocalchi, ma soprattutto Facebook e Whatsapp, le bandierine non richieste di Google con le notizie che cambiano ogni ora, sono pieni di storie vere e – soprattutto – false. Perduti davanti a uno schermo, piccolo o più grande, i giovani digitando con due pollici con agilità scimmiesca, gli italiani e non solo sono travolti dal ritmo veloce delle notizie, senza saper distinguere la vera dalla falsa. Il peggior giornalismo – non il migliore, che resiste! – in questo li sostiene. L’imperativo antico di un serio “imbrattacarte” era “verifica la fonte”. Il primo dovere d’un cronista era accertarsi che la notizia fosse vera. Oggi c’è solo il dovere “commerciale” di arrivare prima degli altri. E se la notizia è una bufala, è falsa, non fa niente. L’importante è arrivare prima della concorrenza. Tanto i lettori non ci fanno caso. E se tra una bufala e l’altra, nel paese delle fake – news – come il paese dei balocchi collodiano in ambito dell’informazione – una certa percentuale di lettori compra l’inutile prodotto che ti tempesta sullo schermo dello smartphone tra un flash e l’altro, la presunta gratuità è stata uccisa dall’inutile spesa.
Pare che gli italiani siano tra i popoli d’Europa all’ultimo posto nella classifica dei lettori di quotidiani e libri, ma anche dei frequentatori di cinema e teatri. Paese del buon cibo, lasciamo che i nostri bimbi crescano – al contrario – nella classifica degli obesi; il sano e borbonico pane e pomodoro è scomparso assieme al più padano pane e salame a vantaggio di merendine piene di chimica più che sospetta. Se le fast news, le notizie sospette e veloci, ingrassassero come il fast food, i marciapiedi della Repubblica sarebbero più insufficienti delle sue autostrade, o delle frecce d’argento (quattro – solo quattro!!) che uniscono quotidianamente la mia Puglia all’inefficiente Roma Capitale (a fronte dei 150 convogli, tra Frecce Rosse e Italo, che la congiungono con Milano. Tutti i giorni).
Vorrei vivere in una Repubblica come l’Atene di Pericle. Così non è. Costretto dalle circostanze, vivo in deriva dalla massa, io che da Peppino Di Vittorio ho imparato ad amarla e difenderla … ma anche Peppino cambierebbe proiezione oggi. Così, adattando Ungaretti ai miei giorni della scorsa estate e il Carso del ’18 all’Adriatico pugliese 2019, mi sono racchiuso in un vasto gomitolo di onde. Ho vissuto di mare e sole e di letture. Ho perso poco tempo sulla cronaca politica. Gli occhi pieni del viso falso del sindaco di Roma e della monnezza della Capitale, che vanifica con la verità del fetore le sue bugie, si sono fissati sull’azzurro del mio mare per esserne lentamente bonificati e la mente è andata a raggiungere in fretta i piani alti delle buone letture.
Quale personaggio viene in mente ai miei lettori se guardano un lembo di Mediterraneo in agosto? Ma Ulisse, senza dubbio. Trent’anni fa un giovane poeta francescano scriveva: “Ulisse vive ancora/ Cerco vento e salsedine/ Approdo non m’attira”. Così ho sciolto gli ormeggi dal porto volgare dei tormentoni musicali agostani e ho navigato nella lettura sequenziale di ben tre libri sul mio eroe preferito. Daniel Mendelsohn è l’autore di Un’Odissea, un padre, un figlio e un’epopea, Einaudi 2019. Un figlio professore di lettere classiche accetta che suo papà ottantenne, illustre matematico col complesso di non aver seguito i corsi di greco da giovane, partecipi al suo seminario su Ulisse. L’Odissea non è soltanto l’agognato ritorno di un uomo alla sposa e alla terra, a Itaca, ma anche il desiderio di un padre di conoscere il figlio, che ha abbandonato a pochi giorni dalla nascita. In questa ricerca tra Ulisse e Telemaco s’innesta la reciproca conoscenza tra Daniel l’autore, e suo padre Jay. Dopo il seminario padre e figlio viaggiano insieme in una crociera a tema sulle orme di Ulisse. Poco tempo dopo il papà cade e muore. Ma il viaggio è compiuto: Ulisse e Telemaco – Daniel e Jay si sono abbracciati, si sono conosciuti. Il secondo Ulisse è quello di Giulio Guidorizzi, Ulisse l’ultimo degli eroi, Einaudi 2018. L’eroe viene letto modernamente con le sue contraddizioni, con le numerose donne incontrate e seminate nel suo viaggio, con la sua psicologia diversa. In una conversazione notturna e lenta col fido guardiano dei suoi porci, Eumeo, Odisseo afferma: “Mi piaceva fare quello che per quasi tutti gli altri è odioso: affrontare il nemico, uccidere, navigare e sfidare le onde”. Un Ulisse – eroe complesso, inquieto e perciò moderno; o forse dovremmo dire – come han già detto in molti – che dalla sua inquietudine, nella relazione col mare e la terra, la guerra e la scoperta nasce l’uomo moderno, l’uomo europeo.
L’ultimo su Odisseo è un libro del fu Luigi Malerba, Itaca per sempre, Mondadori 2019. Giocando – o forse solo riflettendo a fondo – sull’incontro tra lo sconosciuto mendicante che si affaccia alla reggia dominata dai Proci e la regina Penelope, Malerba crea uno psicodramma di coppia. Penelope ha riconosciuto dal primo istante il suo sposo, ma s’indigna perché Ulisse non si è a lei rivelato. Inizia un gioco crudele e femminile in cui la regina lascia nel dolore il suo re, che pure manca spasmodicamente alle sue braccia e al suo cuore. Un conflitto coniugale anche questo di straordinaria modernità.
E poi viene l’autunno. Gli ombrelloni svaniscono e la buona lettura continua. Dato lo spazio, posso solo elencarvi il saggio della coppia di sociologi Chiara Giaccardi e Mauro Magatti, coniugi cattolici che scrivono per Il Mulino, La scommessa cattolica, o il saggio di Vittorino Andreoli, L’uomo col cervello in tasca, RCS 2019, che illumina sulle minacce della “mente elettronica” a quella umana.
Chiudo con due citazioni. Carlo Bonini e Giuliano Foschini, Ti mangio il cuore, Feltrinelli 2019. E’ un libro duro, che parla della mia terra e della vostra, di Foggia, del Gargano, della Puglia … e dello strapotere di una mafia che è stata sottovalutata dallo Stato centrale per anni e che ha prodotto 360 omicidi negli ultimi quarant’anni: l’ottanta per cento irrisolti. Leggetelo! E leggete pure un monumento di descrizione storica e di belle lettere: Antonio Scurati, M il figlio del secolo, Bompiani 2019, vincitore del Premio Strega di quest’anno. Quanta lentezza, vigliaccheria, mancanza d’intelligenza, opportunismo e connivenza, sussistono nell’ascesa violentissima al potere del Fascismo in tanti piccoli italiani: dai socialisti rissosi e sempre divisi e persi sui loro teoremi para – sovietici ai boriosi parlamentari liberali della vecchia Italia, all’inutile, non stimabile, piccolo Re Savoia, Vittorio Emanuele III: tradì il suo alleato Francesco Giuseppe, imperatore d’Austria – Ungheria, capovolgendo alleanze in una notte del 1915, tradì l’Italia almeno tre volte: quando nel 1922 fece accomodare i fascisti a Roma al termine della marcia, impedendo alla Guardia Regia e al Regio esercito – enormemente più potenti e pronti - di disperderli in pochi minuti; quando “riabilitò” Mussolini, passando oltre l’orribile uccisione di Matteotti, che aveva scandalizzato l’intera Italia nel 1924 … e quando se ne scappò a Brindisi, dopo l’armistizio del ‘43, lasciando ancora una volta l’Italia sola.
Tra le tante fake news quella di Di Maio che lodava la “millenaria democrazia francese”, che invece ha cominciato a vagire lentamente il 1789, pare proprio confermata. Ragazzi, giovani e meno giovani, leggete, studiate. E voi, bambini: chiedete meno merendine e più libri, con una bella fetta di pane e pomodoro.
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(Fonte: L'AMICO DEL TERZIARIO) |