Davanti alla “Vladimir” l’ultimo giorno dell’inverno
Quanto tempo ho perduto in quei tuoi occhi
Tenendo stretti al laccio di un sorriso
I miei paurosi che cercavan sbocchi
In terra fredda al corpo mio riposo.
Quanto ho pianto in quella bianca luce
Che tra le mura porta primavera
Quanti perché nel viso e quella voce
A spiegarmi ogni cosa fino a sera.
Torna il quesito della fanciullezza: quanto dolore c’è nell’universo?
Da quali oscure plaghe vien ristezza?
Tuffarmi in seno al mondo mi ha sommerso
“Da vita e morte nascerà bellezza”
Capii d’un tratto … e poi mi sono perso!
(20/3/1986)
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(Fonte: Antonio Belpiede, LIBRO IL GUADO) |